WEBSPINNERS:
SOLITAIRE
di Michele "Mickey" Miglionico
Introduzione
Benvenuti al primo ciclo dei Tessiragnatele!
Incontrerete molti personaggi legati all’universo dell’Uomo Ragno, spesso
troppo legati alla continuity del personaggio (e della sua serie Marvel IT) per
goderne appieno le avventure, ma spero avrete una
piacevole lettura. Le storie che seguono si concentrano di volta in volta su
uno o due personaggi ragneschi; ho preferito
mantenere l’ordine di pubblicazione, anziché rispettare un ordine
logico-cronologico. Un ringraziamento a Carlo Monni per il contributo fondamentale che ha dato ad alcune
storie. Buon divertimento!
#1 - IL SESTO SENSO
starring
MADAME WEB, L’UOMO RAGNO e IL RAGNO ROSSO
Casa di Cassandra Webb.
Madame Web ne ha vissute di tragedie, nella sua vita.
A livello inconscio, le elaborate praticamente tutte:
la cecità, la paralisi, l’incidente di sua figlia, la morte di suo marito, le
delusioni causate da sua nipote Charlotte. Adesso che ha riacquistato la vista,
la mobilità e la giovinezza, grazie a Peter Parker e il dr.
Octopus[1]…
dovrebbe iniziare a godersi la vita. Ha un’intera esistenza davanti a sé… ma è
sola. Si sente un’estranea nel mondo che la circonda: i trentenni hanno una
mentalità e uno stile di vita molto diversi dai suoi, mentre non ha voglia di
rituffarsi nel mondo della terza età frequentando i suoi veri coetanei. Sembra
non avere scampo.
Ad aggravare questo disagio… c’è il suo potere. La chiaroveggenza si sta
rivelando una maledizione… è agghiacciante subire le visioni di eventi tragici che, spesso, non può impedire. Così è stato
per l’attentato al World Trade Center[2],
per parlare della precognizione più sconvolgente, insieme a
quella in cui l’universo stava per collassare[3]. Solo a volte riesce a mettere a frutto
ciò che vede, per esempio in quella questione che ha visto in pericolo la
comunità di Starkersboro[4] o quando ha avvertito sua nipote
Charlotte Witter (in maniera anonima, visti gli attriti fra
di loro) di non rientrare a casa la sera di Halloween, se non voleva
incappare nelle fauci di un vorace demone che non avrebbe potuto sconfiggere
neanche come Donna Ragno. Come
non pensare, poi, all’evoluzione delle sue facoltà mentali? Da quando ha
riacquistato la vista (e, probabilmente, da quando ha affrontato il Re delle
Ombre, uno scontro che ha minato le sue facoltà telepatiche a favore di poteri
latenti)[5],
le capita a volte di scorgere i fantasmi, come le è
accaduto l’undici settembre [v. “L’Uomo
Ragno”#15]. Ed è l’aspetto più inquietante della sua
condizione.
Ma se si concentrasse solo sul bicchiere mezzo
vuoto, la sua esistenza sarebbe priva di senso. Fortunatamente, l’uso
delle sue capacità mentali le sta permettendo di pagare le bollette e, al
contempo, di aiutare il prossimo. In realtà ne ha fatto sempre uso per
mantenersi da vivere, ma mai come in questo periodo sta facendo affari grazie
ai suoi poteri. Il suo studio di chiaroveggente è colmo di clienti, molti dei
quali affezionati perché hanno visto avverarsi le premonizioni della
chiromante. E il passaparola è uno strumento potente
per far crescere la reputazione di una professionista.
La gente si fida di lei.
Ma, allo stesso tempo, ne ha paura. Se
rivelasse un tragico destino ad un suo cliente? Egli saprebbe di non avere praticamente scampo… a meno di non usare la rivelazione per
evitare il dramma. Ed è questo che vuole insegnare a
se stessa, prima che ai suoi clienti.
Oggi, però, non sarà un semplice cliente a tenerla impegnata… ma sarà lei
stessa a cercarselo.
E’ sola nella sua camera da letto, quando cerca di accendere l’abat-jour sul
suo comodino.
Ma la sua lampadina si fulmina istantaneamente.
Poco male, pensa, alzandosi dal suo
letto con facilità. Ha vissuto una vita al buio, non sarà
certo la mancanza di luce a crearle disagio. Ma c’è
qualcos’altro che la turba… qualcosa di indefinibilmente inquietante, in quell’atmosfera… che si manifesta sottoforma di un’oscura
sagoma, davanti ai suoi occhi.
- Ah! – urla spaventata, prima di rendersi conto che non c’è nessuno davanti a
sé. Cosa ha visto? Le sembrava una
figura familiare…
- Mi dica, signora Croix – dice più tardi Cassandra ad una sua cliente,
dopo essersi entrambe sedute al tavolo “da lavoro”, dove campeggia solitaria
una candela nera, accesa, che emana un intenso profumo. E’ un incenso molto
particolare che, una volta inspirato, stimola le comuni facoltà medianiche.
- Io… mi hanno detto che lei può avere visioni sul futuro… io… non ho mai
creduto in queste cose, ma…
- Non si preoccupi e si rilassi… mi esponga il suo problema – cerca di
calmarla, con tono affabile.
- Va bene… io vorrei sapere… se mio figlio guarirà… è affetto da una malattia
molto rara e…
- E’ pronta a ricevere un responso negativo?
La bionda donna guarda in basso per qualche secondo, poi alza il capo,
sfoggiando uno sguardo intenso.
- Sì. Voglio sapere fino a dove mi devo spingere.
- Mi dia le mani, allora – le chiede Madame Web. La
donna, di nuovo titubante, acconsente alla richiesta.
Quando le loro dita si sfiorano, Ashley Croix, donna
di scienza, può vedere la veggente chiudere subitaneamente gli occhi, chinare
il capo all’indietro e bisbigliare qualcosa.
E non sa a cosa stia assistendo Cassandra.
Interminabili flash si affollano nella sua mente:
il progetto pelle di squalo nightwatch kevin trench nolan morelle pharmaceuticals facade declino
Fa sul serio?, si chiede la scienziata,
vedendo Madame Web in quello stato. Si tranquillizza quando la donna apre gli
occhi e parla.
- Si… si ricordi di prendere con le pinze qualsiasi
cosa io dica – le anticipa, scrollando la testa.
Ecco, mette le mani avanti… non sarei
dovuta venire qui, si rende conto, ma cambia
subito idea non appena Cassandra la fissa negli occhi e dice:
- Deve insegnare a suo figlio Nolan a convivere con
il suo dono e la sua maledizione. Deve educarlo affinché in futuro usi il suo
potere nella maniera migliore: diventerà il nuovo Nightwatch, non c’è speranza
di annullare gli effetti del Progetto Pelle di Squalo, mi dispiace. Riguardo l’azienda di suo marito, non andrà in bancarotta, nemmeno
dopo la questione “Facade”. Dovrebbe essere inglobata
da un pesce più grosso.
La signora Croix è a bocca aperta. Dove ha preso questa donna
tutte quelle informazioni? E’ davvero… davvero così dotata come le
avevano detto?
- Signora Webb, io… non so che dire…
- Questa non è magia, Ashley… è scienza… se suo figlio può fare quello che fa…
come può essere scettica sul mio potere?
- Ha ragione, Cassandra… devo ringraziarla di aver sciolto i miei dubbi…
adesso che direzione dare alla mia vita.
- Non voglio che si penta di essersi affidata troppo
al mio… vaticinio.
- Non si preoccupi, avevo solo bisogno di una spinta – dice la donna, alzandosi
e poggiando un assegno sul tavolo.
Improvvisamente, nonostante tutte le finestre siano chiuse, si alza un’intensa
folata di vento, che fa cadere l’assegno sul pavimento e spegne la candela.
- Ma cosa…? – reagisce Ashley, che non si spiega il fenomeno. La veggente, dal
canto suo, non commenta. Avverte ancora quella sensazione che la ha
attanagliata al risveglio. E poi…
- Ashley… sono io. Prenditi cura di nostro figlio. Ti amo – recita
Madame Web, con voce alterata, maschile, e con gli occhi roteanti.
- Argh! – grida la donna,
sedendosi spaventata. – Nolan… - sussurra, con la
mano alla bocca.
- Cosa… cos’è successo? – chiede
confusa la chiaroveggente.
- Lei… lei ha parlato con la… con la voce di mio marito.
Attico della Wave Tower. Casa Parker.
Poco dopo.
E’ stato un periodo intenso, per l’Uomo Ragno. Dopo mesi, i suoi
due cloni si sono separati e uno di loro se n’è andati.
Fra un po’ i suoi attuali ospiti faranno i bagagli per lasciare il posto alla
sua vera famiglia (o almeno lo spera).
E’ appena rientrato a casa, di ritorno dalla fondazione TriCorp,
dove ha messo a punto gli ultimi dettagli del polimero
“a ragnatela” che è in procinto di brevettare e commercializzare. Ma il suo
attuale stato di serenità è destinato a essere turbato
dallo squillo del cellulare. Sul display appare solamente la lampeggiante
scritta di “Chiamata”. Probabilmente qualcuno che chiama dall’estero;
probabilmente, gli Stacy, che sono tornati a Hong Kong mesi or sono.
- Pronto? – chiede naturalmente dopo aver spinto il tasto giusto.
- Peter, fa’ visita a Madame Web, ho bisogno di parlarti.
L’Uomo Ragno si porta la mano al cuore e si siede.
E’ la voce di zia May che sta ascoltando.
- Cosa? – cerca di dire, con grande sforzo, ma… ormai hanno riattaccato.
Non è possibile. Cos’è, l’ennesimo
scherzo di un Goblin? O del Camaleonte? O chi per loro? Deve sempre subire
queste atroci vendette da parte dei suoi nemici?
Ormai, il tarlo gli è stato messo nella testa. Sa dove deve andare per
scoprire la verità.
- Ciao, Peter… chi era? – gli domanda Ben Reilly, sopraggiunto. Ma non gli viene data risposta: stavolta è il telefonino del clone a squillare. Pur vedendo il suo “fratello” in stato catatonico e
preoccupandosi per lui, con perplessità risponde, vedendo che sta ricevendo una
chiamata anonima.
- Sì?
- Ben, fa’ visita a Madame Web, ho bisogno di parlarti.
In un attimo, l’apparecchio sfugge dalle sue mani. Confuso, lo raccoglie
affannosamente e cerca di ripristinare il contatto.
- Desiree?! Sei tu?
Ma la comunicazione è interrotta.
I due ragni si guardano sconvolti.
- Peter… che ti è successo?
- Zia May… mi ha chiamato… e… adesso… era Desiree… Whintrop?
- Sì… pensi… che dovremmo andare da Madame Web?
Non ci sono dubbi. Devono scoprire com’è possibile che abbiano sentito la voce
di persone morte.
Casa Webb.
Cassandra è confusa. Cosa le sta succedendo? Come ha
fatto a parlare a quel modo, con la signora Croix, lasciandola peraltro
profondamente turbata? E perché adesso si ritrova con
la cornetta in mano, senza motivo apparente? Cosa c’è
nell’aria che aleggia oggi in casa sua?
Controvoglia, deve soddisfare le richieste di clienti che hanno già preso un
appuntamento; non le va di disdire. Ormai la casa è un crocevia di
persone e in fondo non le dispiace stare a contatto
con la gente, conoscerla profondamente.
Ha appena congedato una ragazza che si rivolge a lei frequentemente, quando
suona nuovamente il campanello.
Adesso la gente arriva anche in anticipo?, si domanda, aprendo la porta. Ma sulla soglia non c’è
nessuno che stesse aspettando.
- Salve… - dice perplessa ai due ragazzi che le si parano
davanti. Sembrano turbati.
- Salve, Madame Web… possiamo entrare? – dice uno dei due, quello
castano.
- Peter Parker? Certo, accomodatevi… - li accoglie, incuriosita.
Pur non conoscendo il segreto del ragazzo, le basta
ricordare che vede e cammina grazie a lui e, quindi, se ha bisogno di lei, non
deve esitare ad aiutarlo.
- Come va? La vedo in ottima forma – si informa Peter.
Ma è palesemente forzato; vorrebbe parlare di tutt’altro.
- Grazie a lei, signor Parker… gradite qualcosa?
- Una spiegazione – risponde senza mezzi termini Ben Reilly.
- Riguardo cosa, signor… Reilly, vero?
- Abbiamo ricevuto due telefonate – spiega il Ragno -… da nostri cari estinti…
entrambi ci dicevano di venire da lei.
- Oh – è il solo commento della veggente, che approfitta dello smarrimento per
sedersi su un divano.
- Capirà la nostra confusione… - cerca Peter di giustificare la loro irruzione.
- Questo le fa venire in mente qualcosa?
- Sì, signor Reilly… oggi… - cerca le parole, accarezzandosi la testa - … mi
sono ritrovata con il telefono in mano, senza… sapere con chi avessi parlato. E poco prima una mia… cliente… mi ha sentito parlare con la
voce del… suo defunto marito.
- Allora… non è uno scherzo!
- Penso proprio di no, signor Parker…
- Mi chiami Peter… ma… cosa dovremmo fare adesso?
- Non lo so, è una… esperienza nuova anche per me. Se lo desiderate… potremmo
tentare un nuovo contatto.
Davvero May e Desiree li hanno contattati dall’aldilà?
L’idea li atterrisce, sebbene abbiamo entrambi esperienze transumane
nel loro bagaglio personale.
- Sì… ma conosco i tuoi poteri, Cassandra… e, senza offesa, non voglio che tu
possa violare, del tutto involontariamente, la nostra privacy.
- Ti capisco, Peter, ma ti assicuro che ho il pieno controllo dei miei poteri e
non ho mai violato niente, se non per soddisfare le richieste dei miei clienti.
Vogliamo provarci?
Il Ragno capisce e spera che il suo senso del pericolo lo avvertirebbe, se il
suo segreto fosse in pericolo. Profondamente inquieto, si
siede accanto a lei, la quale gli prende delicatamente le mani.
Senza darle neanche il tempo di concentrarsi, bastano pochi secondi perché
Madame Web vada in trance, in maniera violenta.
Spaventato, Peter non riesce a staccarsi da lei. Ben Reilly ha gli occhi
sgranati dalla paura.
Quando ciò che andrebbe descritta come una crisi
epilettica cessa, Cassandra guarda Spidey con una luce diversa negli occhi… e
soprattutto, con una voce diversa.
- Ciao, Peter… - recita la voce di zia May, mentre la mano di Madame Web gli
accarezza la guancia. Il ragazzo ha gli occhi lucidi, le sembra quasi di vedere
davvero sua zia in quella donna… quasi come se la sua immagine si fosse
sovrapposta al suo corpo. Ben Reilly, istintivamente, indietreggia.
- Zia? Sei… tu?
- Sì, Peter… non essere spaventato. Non c’è nulla da temere. Non hai varcato
con i tuoi stessi piedi i confini dell’oltretomba?
- Tu… sai…
- Non c’è niente di oscuro e incomprensibile, da
questa parte.
- Ma… perché questo… perché adesso?
- C’è una magica congiunzione di fattori che hanno permesso questo. Cassandra
Webb fa da tramite tra i nostri mondi e non potevo
perdere l’occasione di parlare per l’ultima volta con il mio ragazzo.
Peter è ammutolito.
- Sono stata contenta di aver avuto una seconda opportunità, con te… anche se
nella mia seconda incarnazione ero dimentica della tua identità segreta.
- Ma… con chi sto parlando adesso?
- Entrambe. In questo mondo non c’è più distinzione tra le donne che hai conosciuto
e… spero, amato.
- Io non ho voluto bene a nessuno come a te e lo zio Ben… lo
sai.
- Lo so.
- Lui… è lì con te?
Il capo di Madame Web si china.
- No. Ci sono… regole che non puoi capire, ma non per questo te ne devi
crucciare. Siamo tutti sereni.
- Non capisco… io… è vero, ricordo di aver… parlato con Ben, ma… ma non con te…
- Hai ragione. Quando hai sfidato i limiti
delle possibilità umane, per recuperare Mary Jane, ti
sei riappacificato con gli altri… erano tutti trapassati per una morte
violenta, a differenza di me.
- Non parliamo di questo, adesso… voglio sapere di te.
- Io sto benissimo, anche se questo incontro… mi crea un po’ di nostalgia.
Volevo dirti… vedrai che a breve tutti i tuoi problemi si risolveranno.
Se ne creeranno altri, ma è la dinamica dell’esistenza
terrena. Avrai i tuoi momenti felici… ma dovrai fare i conti con la conquista
della felicità. E presto capirai tutto.
- Tutto cosa?
- Dal segreto di Sarah Finn al tuo destino.
Caro, quello che voglio… è solo che tu sia sereno. Non devi rimanere
turbato da quello che ci siamo detti oggi. Rimarrei per sempre così… ma non è consentito e non sarebbe giusto. C’è un'altra anima in attesa…per te, Ben Reilly – dice la donna, voltandosi –
mi dispiace che non abbiamo avuto occasione di conoscerci meglio. Ti avrei dato
l’affetto che un Peter Parker merita.
Il clone non risponde, ha le palpitazioni a mille.
- Addio, ragazzi…
- No! – urla Peter, al limite della disperazione, ma
non può fare niente. Madame Web, come una sonnambula, si è alzata e sta andando
verso suo fratello. Gli prende le mani, ancora una volta è vittima di
convulsioni, ma non crolla.
- Ciao, Ben – saluta stavolta la voce di…
- Desiree!
- Non essere agitato…
- Come… come potrei non esserlo? Io…
- Sento che nutri un senso di colpa per quello che mi è successo con Cletus
Kasady. Non devi averlo: adesso sono in una condizione beata… la stessa che hai
vissuto tu per mesi. Sai di cosa parlo…
- Ma…
- Niente ma – dice con la bocca di Cassandra, sorridendo – ti è stato
utile per capire che dovevi essere nuovamente un eroe, per riaffrontare una
responsabilità che Kaine non voleva assumersi. E sono
onorata di aver avuto questo ruolo nella tua vita.
- Come puoi parlare così? Io…
- Non confondere la mentalità dei morti con quella dei vivi. E liberati dai
tuoi sensi di colpa, come ha fatto Peter… ma non abbandonare mai il tuo senso
di responsabilità.
- Va bene…
- Anch’io devo lasciarti, adesso. C’è una persona che
ti vorrebbe salutare e dire che gli dispiace per tutto… ma non può.
- Chi?
- Seward Trainer.
Sta parlando dell’uomo che è stato mentore, padre per lui, nonostante fosse
invischiato nei complotti di Goblin.
- Addio, Ben… addio, Peter.
- No, aspetta…
Madame Web sta per crollare a terra, ma i pronti riflessi di
Ben le impediscono una brutta caduta. Con la donna tra le braccia, Reilly
guarda suo fratello. Nessuno dei due ha parole per quello che hanno appena
vissuto. Infatti, silenziosamente, distendono la
veggente nel suo letto, avvolgendola tra le coperte, lasciandole sul comodino
un biglietto per ringraziarla. Dopodiché, tacendo ancora, tornano
a casa a dir poco pensierosi.
Ma non parleranno mai di quello che è successo.
Mezz’ora dopo, Madame Web si risveglia nel suo letto, con la testa che le
scoppia a causa di una fortissima cefalea. L’ultima
cosa che ricorda sono le sue dita che toccano quelle di Peter Parker. Cerca di
accendere la luce, non si è ricordata che si è fulminata. Ma
sente che c’è qualcosa, un pezzo di carta; lo prende per leggerlo, ma non
riesce a farlo. Finché la luce principale della camera non si
accende.
Da sola.
Come…?,
pensa, ma scaccia quel pensiero, vinta dalla curiosità.
Grazie, Madame Web. E’ stata una delle
esperienze più importanti della nostra vita. Arrivederci
Peter Parker e Ben Reilly
Che cosa è successo con i due ragazzi? Anche loro hanno parlato con i morti… grazie a lei? Cosa
significa tutto questo?
Lo capisce quando, una volta finito di leggere, la
luce si spegne nuovamente e vede, davanti a sé, la stessa figura che ha scorto stamane. Stavolta è più delineata,
anche se evanescente… e può riconoscerla.
E’ suo marito.
- Howard!? – lo chiama ad alta voce, portandosi la mano al petto. L’aveva visto
solo in foto, recentemente, dopo aver riacquistato la vista… ma è un’emozione unica vederlo con i propri occhi.
- Ciao, Cassandra… come sei bella… e come sono contento che tu stia scoppiando
di salute e vitalità.
- Come…
- Voi vivi cercate sempre di spiegarvi tutto. Ebbene, ho provato molte volte a contattarti, nel corso degli anni… ma tu non potevi vedermi.
Adesso, finalmente, questo ostacolo è sormontato. E
non devo più accontentarmi di parlarti in sogni che al
mattino non ricorderai.
- Howie … io…
sono felice di vederti, finalmente. E’ un dono di Dio…
- Sei una medium, Cassandra… un tramite tra la
vita e la morte, tra il presente e il futuro… e devi assumere consapevolezza
del tuo ruolo.
- Le responsabilità… non posso accollarmele…
- Non vuoi, forse… ma ne sei in grado. Hai vissuto per anni in uno stato
disumano, che ci ha impedito di educare la piccola Charlotte come volevamo,
affidandola a persone incapaci. E guarda che fine ha fatto.
Dovrete riaffrontarvi, prima o poi… e sanare i
rapporti, superare i conflitti, salvare il salvabile. Non essere bigotta… non
lo sei mai stata.
- Hai ragione, ho… sbagliato a mandarla via. Ma…
- Vero, se ne sarebbe andata comunque, ha imparato ad
essere uno spirito indipendente.
Cassandra accenna un sorriso.
- Sai cosa provo per te, cara… e serba questo ricordo. Ti contatterò
ogni volta che mi verrà concesso.
- Da chi?
- C’è un ordine superiore, dietro tutto… un ordine che oggi ti ha permesso di
avere un tale contatto con l’aldilà. Non è sempre possibile. E infatti…. Adesso devo lasciarti.
- Va bene, caro… arrivederci.
Ma suo marito è già scomparso, permettendole di
scoppiare in lacrime. Non sa neanche lei se di gioia o dolore.
I giorni passano, i traumi vengono riassorbiti, la
quotidianità si riaffaccia alle soglie della sua esistenza.
O meglio… ciò che per lei passa per normalità.
Sta per cucinare un uovo al tegamino, quando lascia cadere la padella ha in
mano, a causa di una visione… una visione orribile… forse più di tutte quelle
che ha visto! New York… una città già così profondamente colpita… invasa da
creature mostruose! E non sono alieni… no! Sono…
demoni!
Quando torna alla realtà, si rasserena nel vedere che la città è ancora in
piedi. Ma se si avverasse ciò che ha visto? A chi
dovrebbe dirlo?
Poi si gira. Lentamente. La coda dell’occhio ha visto qualcosa… dalla sua
finestra c’è un essere alquanto bizzarro… una donna, il cui capo è coperto da
una maschera nera, come il suo corpo da un mantello dello stesso colore. Ciò
non la disturberebbe particolarmente, se la creatura non
stesse levitando e non attraversasse il vetro come se fosse fatto
d’acqua.
- Chi sei? – chiede, con voce spezzata.
- Mi chiamano Darklady… ma è un’informazione che perderai presto. Dov’è il frammento?
- Frammento?
- Della Riunione dei Cinque… non costringermi a violentare la tua mente
per scoprirlo.
La
mia visione… si avvererà se ruberà il frammento, capisce, del tutto irrazionalmente.
- Non lo avrai certo da me!
- Sei una mortale, Cassandra Webb… e non hai i mezzi
per fermarmi.
Avvicinatasi a lei, la strega le punta un dito sulla fronte e le provoca un
dolore lancinante.
- Oh, grazie – dice, dopo aver preso l’informazione che
cercava. Così, si solleva sempre più da terra, fino ad attraversare il
soffitto.
Pur provata, Madame Web prende la via tradizionale per arrivare al piano
superiore: deve fare tutto ciò che è in suo potere per impedire che la visione
si concretizzi. Ma, quando
arriva nella sua stanza, si rende conto che potrebbe essere tardi.
La sua cassaforte, non più nascosta dal suo comodino, è stata magicamente
aperta e il frammento mistico è già nelle mani della maga.
Con un’agilità di cui, mesi prima, non sarebbe stata
capace, salta addosso a Darklady e cerca di strapparle di mano l’artefatto.
Un semplice gesto e la veggente è scaraventata
dall’altra parte della stanza.
- Dimenticherai tutto, non preoccuparti... non avrai alcun peso sulla
coscienza.
E così è: un solo gesto, e Madame Web si ritrova a
dormire, nel suo letto, dimentica di tutto. E ogni traccia
del passaggio di Darklady è cancellato.
Meno due, pensa la donna,
scomparendo.
Note
Per maggiori informazioni sulla Morelle Pharmaceutics e i vari riferimenti, riesumate “L’Uomo Ragno
Deluxe”28 – tanto sarete spinti a farlo anche
leggendo il prossimo numero della serie! L’apparizione di Darklady è in
occasione dell’epica trama che Fabio Volino sta
imbastendo su “I Difensori” e che sfocerà nel nostro prossimo crossover… ma non vi svelo altro. L’apparizione degli
Uomini Ragno avviene all’interno di “L’Uomo Ragno”#24.
#2 - IL
GRANDE GIOCO
starring
Charlotte Witter, LA DONNA RAGNO
scritto con Carlo Monni
Attico della Wave Tower,
Manhattan.
Charlotte Witter rientra nel suo appartamento in un lungo abito da sera. Ha
trascorso quella che eufemisticamente chiamerebbe una serata mondana e, comunque, questa è la versione per tutti i suoi vicini.
Anche la definizione di Escort Service usata negli annunci
su carta e su Internet non è altro che una definizione edulcorata per quello
che fa: la prostituta d’alto bordo. Spegne il cellulare di “servizio”. Lo
riaccenderà solo nel pomeriggio, se le andrà; si sfila il vestito e si reca in
bagno per una doccia. Ne sente il bisogno, l’ha fatta già nell’appartamento del
cliente di stanotte, ma non è solo una questione di igiene,
è qualcosa di psicologico, come se in questo modo lavasse via i residui
dell’attività di quella Charlotte (naturalmente non è questo il nome che usa
sul lavoro, si fa chiamare Jessica Carpenter, l’ha trovato un giochetto
divertente) e potesse lasciare il posto a quell’altra,
anche se a volte si chiede quale delle due sia la vera lei. Cerca di
accantonare il pensiero, mentre s’infila sotto le lenzuola.
Si risveglia verso le 11, si prepara una frugale colazione,
la linea è importante in ognuna delle sue attività. Più tardi si guarda nello
specchio a grandezza naturale della sua camera da letto, mentre sceglie un
abito per uscire nel pomeriggio. È un’altra occasione per riflettere su se
stessa e sulla sua vita. Quello che le manca è una
vera vita sociale: le uniche conversazioni le ha con i suoi clienti, e solo in
pochi casi si rivelano interessanti. Beh, interessanti per la sua cognizione di
divertimento, invece per la legge… all’insaputa di tutti, in tutte queste
settimane ha nascosto un registratore digitale nella borsetta accuratamente
posata sul comodino accanto al letto durante i suoi incontri intimi con i suoi
clienti. Non ha mai capito perché l’ha fatto. O
meglio, inizialmente contava di ricattare, eventualmente, qualche suo cliente e
tenerlo in pugno per ottenerne privilegi di qualsiasi genere. Però è stato utile… in un altro senso.
Ha dovuto passare molte ore al suo portatile a montare e distorcere le
conversazioni, per mettere in risalto le losche confessioni della feccia che si
serviva da lei, omettendo allo stesso tempo ogni indizio che possa
condurre a lei. Vorrebbe raccogliere altre informazioni (visto
che è così brava a mettere a suo agio i clienti) ma il tempo stringe:
sta per iniziare un mega-processo a tutti i capibanda della città[6]
[v. “Devil”#9]… e
quelle informazioni potrebbero essere molto importanti
Per questo sta stampando un foglio con su scritto
Spero che queste prove possano essere utili. Di seguito ho indicato i nominativi, l’ora e la data di ogni traccia.
Buon lavoro…. La Donna Ragno
e sa esattamente a chi
mandare il pacchetto con il cd.
43esimo distretto di polizia, il
giorno dopo…
- C’è un pacco per Phil Rodriguez – annuncia un pony express.
- Per me? Controllate che non ci siano ordigni o antrace, dentro… - si
rassicura con i colleghi.
Dopo aver preso le dovute precauzioni, gli vengono
recapitati la lettera e il cd.
Non è possibile… cosa ha combinato
Charlotte Witter stavolta?, si chiede dopo aver
letto il messaggio. I suoi dubbi aumentano una volta
ascoltato qualche minuto delle conversazioni registrate.
Ma… questa è roba interessante! Devo chiamare
il Procuratore… se il cd è accettato come prova… potrebbe
essere un punto a favore della Donna Ragno, pensa, digitando un numero.
Wave Tower.
Dopo un’altra infruttuosa giornata persa tra lo shopping e qualche infruttuoso
colloquio di lavoro, Charlotte torna nel suo appartamento. È passato l’intero
mese senza che sua nonna si facesse sentire, ma in fondo è meglio, no? Il suo
datato moralismo la infastidisce davvero, a volte.
Si siede al computer e decide di controllare la posta
elettronica. Le solite cose e…ehi cos’è questa? Chi l’ha mandata?
Egr. sig.ra Charlotte Witter,
in qualità di Donna Ragno è invitata a partecipare alla II Edizione de “Il
Grande Gioco”.
Nel caso non ne avesse mai sentito parlare, le spiego
brevemente di che si tratta. Essenzialmente, è uno scontro ”ruba-bandiera” tra metaumani. Ognuno è finanziato da uno sponsor e, in cambio
del compenso, è tenuto a intrattenere una battaglia
con un altro metaumano e a sconfiggerlo, con il gesto simbolico di conquistare
la sua maschera. Interesse degli sponsor è scommettere sull’esito delle
partite. Con i punti accumulati nelle varie partite ogni giocatore potrà
reclamare un prezioso trofeo finale.
Coldheart, Scorpione, Shocker,
Annex, Sundown, Hypertron, Bloodshed, Chance,
Youngblood, Warrant, Sudario, Strongarm sono solo
alcuni dei partecipanti al Gioco. Se è interessata, comunichi la Sua
disponibilità su big-gameII@aol.com
Distinti saluti
Il suo Sponsor
- Non riesco a crederci… chi è questo “sponsor”? Come sa di me? – sono le
prime, plausibili reazioni di Charlotte. Rilegge la lettera, una,
due volte. Chiunque l’abbia spedita conosce il suo indirizzo e-mail, e
questa non è una cosa difficile da sapere, dopotutto, ma sa anche che lei è la
Donna Ragno e questo è…inquietante. Come fanno gli
altri supereroi a mantenere segreta la loro identità e perché, invece, tanti
sembrano sapere chi è lei? Si alza, cammina nervosamente per la stanza, siede
su una poltrona per riflettere sul contenuto della lettera,si
rialza e torna al PC per rileggerla. Quando faceva
ancora parte dell’alta società ed era una stilista di grido, aveva sentito
parlare di qualcosa del genere, alcuni suoi conoscenti erano sospettati di
parteciparvi, ma… l’aveva bollata come una leggenda metropolitana. E adesso vogliono reclutare lei? Incredibile.
Pensandoci, però, non sarebbe una cattiva idea accettare. Se
vincesse, ne guadagnerebbe sia economicamente (cosa che non disdegna mai) che
in termini di reputazione. La Donna Ragno, vincitrice del Grande Gioco… e poi
potrebbe approfittarne per indagare più da vicino riguardo questi uomini
dell’alta finanza, spesso invischiati in questioni poco legali. Ma, in effetti, è il suo interesse minore.
Soldi, successo e divertimento, sono le sue priorità.
Ha preso la sua decisione. Dopo aver cliccato
sul tasto “Rispondi”, le sue dita scorrono veloci sulla tastiera componendo una
sola parola in lettere maiuscole:
ACCETTO!
Infine, clicca
sul tasto “Invia” ed è fatta. Ora non resta che aspettare.
Ha acceso il cellulare che lei chiama “di servizio”
riservato alla sua attività clandestina ed il primo messaggio è di un cliente.
- Si sono io. Per quando? Le cinque, va benissimo signore,
non si pentirà della scelta.
Apre l’armadio. Le serve un vestito che faccia
colpo.
L’uomo dice di essere un petroliere texano in
visita in città per affari. Non è il tipo chiacchierone, ma gentile e generoso.
Cenano in uno dei migliori ed esclusivi ristoranti di New York, uno di quelli
che, anche quando era una stilista di grido, poteva
permettersi di frequentare di rado. Meglio così, in fondo, saranno in pochi a
riconoscere Charlotte Witter nella sensuale accompagnatrice dell’uomo. Il resto
della serata finisce nel solito, prevedibile modo e, quando, la mattina dopo la
limousine la porta all’angolo da lei indicato, a pochi
metri di distanza da casa sua, Charlotte sa che un’altra cospicua cifra le è
stata accreditata sul suo conto segreto.
È appena entrata che il suo cellulare, anzi
entrambi i cellulari, quello intestato a Charlotte Witter e quello di Jessica
Carpenter, squillano, le è arrivato un SMS. Ma il mittente è indicato da un numero a quattro cifre
(probabilmente è stato spedito da Internet). Il suo misterioso sponsor sa molte cose di lei, conosce anche il suo numero privato.
Non appena potrà deve scoprire chi è e come fa a sapere tante cose. Legge il
messaggio:
YOUNGBLOOD, ROCKEFELLER CENTER
Vuol dire che il gioco è già iniziato? La
cosa si fa interessante…
Rockfeller Center.
La Donna Ragno arriva al luogo dell’appuntamento, che a quell’ora
è affollatissimo. Bene, si chiede, e adesso? Devo cercarlo io, aspetto che mi
trovi? Stando a quello che ha saputo di lui, è uno nuovo del mestiere, ha
affrontato il Cavaliere Nero ed un altro tizio negli
uffici della Oracle Inc.
poco tempo fa, perdendo. Un buon auspicio per lei…
- Avrò la tua maschera, donna!- urla una voce
alle sue spalle, e subito dopo quella che sembra una
tonnellata di pallottole la bersaglia dal basso. A sparare un
tizio grande e grosso (con muscoli così ipertrofici che nemmeno un disegnatore
di fumetti degli anni novanta oserebbe immaginare, nemmeno dopo un “viaggio” a
base di LSD), rivestito di un costume che gli lascia scoperto il petto ed ha,
come maschera, un fazzolettone in stile Zorro, che gli lascia scoperti i capelli, tutti bianchi (un
albino, forse?). Solo la sua agilità permette alla Donna Ragno di
evitare i suoi colpi, poi usa la sua tela psichica per intrappolare l’omone,
che aumenta la sua massa sino a spezzare i fili.
- Non male quel trucco, Youngblood, perché
sei tu vero? Come fai?
- Ho il potere di alterare qualsiasi tessuto… biologico o meno -
risponde lui.
- Originale, devo ammetterlo! Ed è così che… ti
sei fatto quei muscoli disumani…
- Sei perspicace, donna…
- Mmm
interessante. Sai che si dice degli uomini con tanti muscoli
vero?
Evidentemente lo sa, perché mentre
grida…
- Te ne pentirai brutta…
… nelle sue mani appare una specie di cannone che
spara immediatamente dopo.
- Ehi, ma sei matto? – urla lei mentre salta e si
aggrappa al soffitto con le sue quattro braccia aggiuntive - Puoi far male alla gente così, sai?
- Pensi
che m’importi? – ribatte lui.
In
effetti, non è che Charlotte sia così preoccupata per l’incolumità del
pubblico, ma sa bene il valore della pubblicità ed una supereroina che si
rispetti deve mostrare preoccupazione per gli innocenti passanti, per non
parlare delle possibili conseguenze se qualcuno decidesse
di citarla per danni…. No, meglio che capiti a quel fanatico ipervitaminico.
Ancora
gli lancia contro la sua tela, ma stavolta la usa per
togliergli il cannoncino.
- Sei troppo piccolo per
giocare con le armi pesanti – gli dice irridendolo.
-
Aspetta che ti metta le mani addosso…
- Ti
piacerebbe eh? Calma i bollori, ragazzo…
Si
precipita su di lui e lo colpisce prima che lui possa richiamare altre armi da
chissà dove, salta verso l’alto e gli afferra la maschera strappandogliela via.
-
Credo che questo ponga fine alla battaglia. Ho vinto!
Lui
si ferma di colpo. Le regole della gara sono chiare: lei ha la maschera e lui
ha perso.
La
Donna Ragno fa sparire le braccia da ragno e si avvicina all’avversario.
- Mi dispiace di averti fatto perdere, ‘Blood… c’è qualcosa che posso
fare per sdebitarmi? Sono disposta a tutto…
- Sei una bella donna… Ragno. Anche se non riesco ancora ad inquadrarti…
- Io riesco ad inquadrarti benissimo… un ammasso ambulante di testosteroni
pronto a sfogarsi con la prima bella donna
disponibile.
- Stai cercando di offendermi?
- Credimi… dette da me, queste cose suonano come complimenti.
E lo bacia.
Gli spettatori trovano al scena vagamente surreale:
Youngblood fermo mentre la Donna Ragno lo bacia nel modo più sensuale che si
possa immaginare, poi…
- La polizia sta arrivando - dice lei –
Se hai un altro posto un po’ più discreto per continuare questa conversazione…
- Parli sul serio?
Charlotte riflette. Davvero vuole
andare sino in fondo? Be’, perché no? Potrebbe essere divertente e al diavolo
ogni scrupolo. Guarda Youngblood. Non esattamente il tipo
d’uomo che sua nonna approverebbe, ma chi se ne importa. Non cerca il
grande amore, solo qualche ora di sano divertimento tra adulti consenzienti.
Tra l’altro, Il Re delle Ombre sembra completamente quiescente, non dà più
segni di vita, e il fatto di aver potuto usare le sue zampe psichiche lo
dimostra. Le verrebbe quasi di provare a usare le sue
facoltà mentali più impegnative, ma… meglio non rischiare. Le
basta già avere il senso di ragno e poter usare la malia… e con
uno come lui basta ed avanza.
- Sono serissima, e tu?
- Non perdiamo altro
tempo, non ho un buon rapporto con gli sbirri – risponde lui.
Detto fatto, sono scomparsi, direzione l’appartamento
di lui.
Wave Tower, il mattino dopo.
Erano mesi che non rimaneva così appagata… finalmente nelle braccia di una
persona che l’attrae… be’, magari Youngblood non è proprio il massimo, ma non è questo il punto. Cosa l’ha spinta a vendersi a chiunque? Le piace il sesso in maniera
patologica, forse, ma… Youngblood le ha dimostrato che
può ancora sedurre chi vuole, come vuole.
Ricorda come è iniziato tutto: a furia di frequentare
squali dell’alta finanza, è rimasta invischiata in affari poco puliti, a
partire dal riciclaggio di denaro sporco. E poi è tutto degenerato: qualcuno ha
iniziato a farle avances o proposte indecenti…
quasi non ricorda chi… desideravano possederla ed erano pronti a
sborsare denaro per farlo… e questo aveva stuzzicato il suo ego in maniera
esagerata, spingendola ad accettare le prime offerte, fino a rimanere
invischiata in qualcosa di più grande, in un circolo vizioso
da cui fino a adesso non è riuscita ad uscire…forse non voleva nemmeno farlo,
sinora, ma adesso, forse, dovrebbe. La sua vanità, la sua voglia di essere
desiderata sono state ampiamente soddisfatte. Dovrebbe
pensare a riconquistare la sua dignità, no?
Dopo la solita doccia mattutina sale sulla bilancia e…cielo,
è aumentata di peso? Com’è possibile, con l’attività fisica che fa in costume e
con il regime alimentare a cui è abituata? Dovrà cambiare la bilancia, probabilmente…
Ha passato la giornata a mettere in atto i suoi buoni
propositi (anche se non ce l’ha fatta proprio a fare
visita sua nonna, si aspetta che sia Cassandra a fare la prima mossa). Un giro
delle agenzie di moda per chiedere un lavoro, è una disegnatrice in gamba, non possono respingerla solo per le voci che sono corse su di
lei in passato. Se avesse il dottor Octopus tra le mani
gli torcerebbe volentieri il collo. Dicono che si sia messo sulla retta via, ma
non le importa, è stato lui a rovinarle la vita la prima volta, a portare a
galla i suoi istinti più oscuri, a farne addirittura un’assassina, sia pure per
breve tempo. Non lo perdonerà mai. Be’, ha ottenuto un po’ di risposte
vagamente favorevoli ed ora deve solo aspettare.
Appena tornata, si siede al computer e controlla la posta.
C’è un messaggio del suo sponsor, un messaggio breve, ma molto chiaro:
COMPLIMENTI,
CONTINUA COSI’.
Il suo sponsor è evidentemente soddisfatto.
Non
vede l’ora di affrontare il prossimo avversario. Ne saprà presto qualcosa,
spera.
Fissa il cellulare della sua attività
notturna, aveva deciso di cambiare vita, no? Può
metterlo in un cassetto ora e non pensarci più, semplice. Esita,
poi lo accende. Comincerà domani a cambiar vita.
Il telefono squilla.
Note
La prima edizione del Grande Gioco ha tenuto banco su varie serie ragnesche durante la saga del clone e si è conclusa su L’Uomo Ragno Deluxe 28. I
personaggi citati nella lettera sono prevalentemente semisconosciuti comprimari
dell’Uomo Ragno, alcuni dei quali apparsi solo una volta… tranne Youngblood,
creato da Fabio Volino sulle pagine de “I Difensori”…
naturalmente sono sottintesi molte altre pedine del Gioco e non mostreremo che
poche battaglie di tutta la vicenda…
#3 – THE EVIL THAT MEN CAN DO
Prima parte – Brave new world
starring KAINE e LA GATTA NERA
Il mio nome è Kaine, anche se
nessuno mi ha mai battezzato. Sono un clone dell’Uomo Ragno. Ma fino a qualche
tempo fa imperfetto: corroso dall’invidia, devastato da una terribile malattia
degenerativa, dedito alla violenza, colpevole di efferati
delitti. Ma adesso tutto è cambiato. O almeno molto. Ho avuto esperienze ai confini della realtà
e adesso ho bisogno di ricominciare da zero… e posso partire proprio dal…
Ravencroft Institute.
Kaine si presenta
alla porta del manicomio criminale, vestito del vecchio costume nero dell’Uomo
Ragno, accompagnato da uno zaino in spalla.
Quando Frances Barren (in arte Shriek) gli apre, lo
accoglie con un “Il signor Caine?”. Il clone
rimane un po’ interdetto dal fascino da dark lady di questa donna, che
ricorda solo vagamente grazie alle memorie ereditate da Peter Parker.
- Sì, sono io.
- Venga, la dottoressa la sta aspettando.
Durante il tragitto, i due non si parlano. Kaine si limita a guardarsi intorno:
l’istituto ha un arredamento ricco, d’antiquariato, nelle prime sale; poi, man
mano che ci si addentra nell’area detentiva, l’aspetto si fa più spoglio e
ospedaliero. L’idea di soggiornare qui inizia a non esaltarlo più.
- Vi lascio soli – si congeda Shriek, facendo entrare il Ragno nello studio
privato del primario del manicomio.
- Salve, Kaine. Si accomodi pure – lo saluta Ashley.
- Grazie, dottoressa Kafka. Immagino abbia già parlato con Peter…
- Certo, è già tutto concordato. L’avviso che sto
andando contro il regolamento, ma per l’Uomo Ragno sono disposta a fare questo
e altro, gli sono debitrice in molti sensi. Non registrerò la
sua presenza qui dentro, per le autorità lei è ancora latitante.
- Lo so, purtroppo – sussurra con rammarico Kaine. Questo è il particolare che
più vorrebbe dimenticare del suo passato.
- Nonostante questo, sono disposta a offrirle vitto e
alloggio e ad aiutarla a… costruirsi una nuova vita.
Kaine continua a guardare per terra, non è abituato ad
avere rapporti diretti con le persone. Ma è
intenzionato a superare tutto questo, così compie un primo passo, togliendosi
la maschera. La sua chioma fluente e la folta barba oscurano gran parte del suo
volto, ad esclusione degli occhi, molto profondi, con
i quali può contraccambiare lo sguardo della psichiatra e parlarle a cuore
aperto.
- Ho approfittato per mesi dell’ospitalità di Peter… non vorrei ripetere lo
stesso errore con lei.
- Scherza? Lei è il caso più interessante che mi sia capitato in tutta la mia
carriera. Potrò solo trarre giovamento dalla sua presenza. L’unico
inconveniente è che se qualcuno scopre che ospito ufficiosamente quel
Kaine, sono finita.
- Non voglio creare problemi… se dovessero scoprire qualcosa, mi accollerò
tutta la responsabilità, glielo garantisco.
- Perché non iniziamo a darci del tu? Potrebbe essere utile per annullare le
distanze.
- Come vuoi, Ashley.
- Bene. Adesso ti accompagno nella tua stanza…
- Cella, casomai.
- Non farti di questi problemi. E’ lo spazio più confortevole che potessi offrirti… considerala la suite imperiale
dell’istituto.
Infatti, quando Kaine entra, si rende conto che la
donna ha ragione. Sarà come stare in un monolocale, visto che
ci sono un letto, una doccia, un lavabo, un gabinetto, un frigo-bar e un tavolo
con un piccolo televisore.
- Wow. Non pensavo aveste celle del genere in un manicomio.
- Era riservata al paziente meno grave, del genere “Non mi uccido mettendo le
dita nella presa della corrente”….ma… ahimè… non abbiamo mai avuto occasione di
usarla, fino ad oggi. Ed è comunque accessoriata in
maniera inconsueta.
- Non so come ringraziarti, Ashley.
- Lo farai non appena te ne andrai di qui.
Kaine la guarda esterrefatto, quasi offeso. La donna affretta a spiegarsi,
temendo una sua reazione violenta.
- Intendo dire, il miglior regalo che potrai farmi sarà diventare
autosufficiente sotto tutti i punti di vista, quindi quando lascerai questo
posto per intraprendere una vita nella società.
Kaine sorride, forse per una delle prime volte, nella sua
intera esistenza.
- Ah, capisco.
Il tempo sembra non passare mai, lì dentro. Ma è
costretto ad accontentarsi… finché non si creerà una nuova identità e non
troverà un buon lavoro, non avrà un posto dove stare. A casa Parker non ci
tornerebbe mai. Però… pensandoci… c’è una persona che
potrebbe e, forse, vorrebbe ospitarlo! Deve farle assolutamente una visita…
prima, però, deve discutere ancora con Ashley della sua situazione, ne ha
davvero bisogno.
- Probabilmente non sei mai stato meglio – risponde la dottoressa ad una sua
affermazione - ma il fatto che tu abbia conservato i tuoi poteri distorti dopo
la… guarigione, dimostra che ci sono ancora questioni in sospeso, soprattutto
qui dentro – gli spiega, picchiettando sulla sua fronte.
- Ora che mi ci fai pensare, quando io e Reilly eravamo insieme, capitava che i
nostri poteri cambiassero, a seconda dell’umore,
diciamo… anche se il nostro corpo era sano.
- Ecco, questa è una conferma.
- Però… il problema è che… non riesco a cancellare dalle mie mani tutto il
sangue di cui mi sono macchiato.
- Posso immaginare come si sentirebbe Peter con un fardello simile sulla
coscienza. Ma è su questo che dobbiamo lavorare: devi lasciarti alle spalle il
tuo passato, dimenticare Ben Reilly e Peter Parker…
- Come potrei fare, se entrambi sono parte di me? Io…
a volte vorrei fuggire, scappare da New York pur di liberarmi di loro… forse
sarebbe meglio che me ne andassi di qui, non so…
- Vagabondare per gli Stati Uniti non sarebbe sano, credimi. Fuggiresti
soltanto dai tuoi problemi, senza risolverli.
- Quali problemi? E’ solo questo, il mio unico problema. Per il resto, ho
risolto tutto e…
- Chiacchiere. Va bene, mi hai raccontato dell’esperienza… mistica che hai
vissuto con Peter, e posso credere che fra voi le cose siano tacitamente
chiarite. Ma conosco anche il resto della storia… e so
che tu e Ben Reilly avete molte cose in sospeso. Immagino anche che tu avverta
l’istinto di prendere il primo volo per San Francisco e risolvere il vostro
rapporto a modo tuo. Del resto, se ho capito bene, lui vive nel tuo corpo e… anche
se non me ne intendo di queste questioni metafisiche… probabilmente esiste un
legame empatico tra la tua mente e il suo corpo… e viceversa.
- Dottoressa… come diavolo fa a sapere tutte queste
cose?
- E’ il mio lavoro, Kaine.
Fuori dalla stanza, Frances Barren rimugina.
Da quando lavora al Ravencroft (invece di esserci rinchiusa in una stanza
imbottita, con una camicia di forza) Frances è riuscita a convincersi che
questa sia la cosa migliore che le sia capitata. Ha scoperto il valore
dell'altruismo salvando Carrion dal suo virus, infettando se stessa. E sono mesi che lo mette in pratica, sfruttando le sue
facoltà. I suoi poteri empatici sono diventati fondamentali nell'economia
dell'istituto e nelle classiche terapie della dottoressa Kafka. Dozzine e dozzine
di pazienti sono stati guariti grazie al loro
intervento congiunto, molti di loro sono stati riabilitati in società. Il
Ravencroft è decollato a livello internazionale. Lei stessa ha ottenuto
un'amnistia per i suoi meriti. Cosa potrebbe mancarle?
Niente.
Però Frances a volte ripensa alla sua vecchia vita,
dedita al sopruso del prossimo. Ricorda quando si unì a Carnage nella sua
crociata distruttiva contro gli abitanti di New York, che falciò
innumerevoli vite... ricorda quando pensava a Cletus Kasady come un marito e al
Doppelganger dell'Uomo Ragno come un figlio. Tutto è finito. Il doppione
malvagio era morto. E Cletus... be’,
nelle sue ultime settimane di vita, spesso Shriek si era soffermata davanti al
vetro della sua stanza di detenzione. Lui non poteva vederla. Ma lei poteva rimanerci per un'infinità, rievocando il loro
passato. Quando è venuta a sapere che un cancro aveva stroncato Kasady...
qualcos'altro è morto dentro di lei, come era successo
con il Doppelganger. Perché è ancora legata a loro, esseri così spregevoli,
mostruosi... proprio come coloro che cura... proprio
come era lei fino a qualche mese fa? Preferisce non pensarci. Del resto, la sua
attenzione ultimamente è attirata dal nuovo, misterioso ospite dell’istituto, a
cui Ashley concede una discrezione pari a quella che circondava l’Uomo Ragno,
quando veniva qui regolarmente. L’ha visto di
sfuggita… e l’ha affascinata. Ha qualcosa di contraddittorio e paradossale nel
suo sguardo: eroismo e malvagità, perversione e nobiltà. Ma
non ha avuto occasione di inquadrarlo.
- Frances, tutto bene? – interrompe i suoi pensieri Malcolm
McBride, una volta conosciuto come Carrion. E’ come un figlio, per lei,
anche se lui ha ancora l’affetto della sua vera madre.
- Niente di serio, caro…
Intanto, nell’ambulatorio, la seduta continua.
- Un
ottimo modo per tagliare con il passato è un radicale cambio di look. E’ un
trucco terapeutico che viene usato spesso dai miei
colleghi in casi molto più comuni… sarà ancora più efficace in questa
situazione, visto che hai il volto delle due persone con cui vuoi recidere i
fili.
- Cosa suggerisce?
- Considerato che Peter è castano e Ben biondo… potremmo stirare e tingere la
tua… chioma fluente di nero. E magari dare un taglio
più… assestato. Se ti va bene, mi farò procurare il
materiale.
- Penso valga la pena di provare, dottoressa. Vorrei anche radermi,
possibilmente.
- Ottima idea.
Ryker’s Island.
Edward Brock é molto speranzoso riguardo il futuro,
nonostante la nuova Donna Ragno lo abbia separato dal suo simbionte e nonostante
sia detenuto in quella prigione di massima sicurezza.
Il primo motivo è di natura puramente legale... l'avvocato che ha stranamente
preso a cuore il suo caso – un certo Claude Unger - è un uomo molto capace e
persuasivo, sembra prendere a cuore le cause dei suoi clienti... un idealista,
forse, ma è riuscito a ottenere una sua perizia
psichiatrica ed a insinuare nella mente del giudice e della corte che ha
atteggiamenti psicotici solo quando legato all'alieno. Inoltre è molto
probabile che venga liberato e scagionato, perché è
accusato solo di tentato omicidio (contro l'odiato J. J. Jameson),
in quanto aveva ottenuto l'amnistia per tutti i
crimini precedenti[7]. Le
leggi americane si stanno modernizzando riguardo le
questioni metaumane e/o aliene, quindi probabilmente a questo punto lo
riterranno abbastanza innocuo da lasciarlo andare.
L'altro motivo per cui è sereno è il regalo che gli ha
fatto il simbionte. Non è la prima volta che sono stati separati e
l'esperienza insegna tante cose... così, nella loro ultima relazione
simbiotica, gli ha donato i poteri dell'Uomo Ragno, in modo da avere una carta
da giocare in una situazione come quella che poi, effettivamente, si è
presentata. Allo stesso modo in cui l’alieno aveva replicato i poteri di Peter
Parker inscrivendoli nel proprio flessibile genoma, ha fornito al suo organismo
le istruzioni genetiche necessarie perché sviluppasse le facoltà aracnidi. Il
bello è che nessuno ne è al corrente, solo Eddie
stesso.
Se riuscisse ad uscire, sarebbe uno gioco da ragazzi
ricongiungersi all'alieno... chi lo potrebbe fermare, con il potere del Ragno? Ma, in fondo... vuole davvero riunirsi al simbionte? Ha
avuto molto tempo per riflettere sul proprio destino... dopo un periodo di
confusione, causato soprattutto dalle sue amnesie, ha capito che non vuole
essere un delinquente, vuole intraprendere nuovamente la crociata contro il
male, una crociata spregiudicata come sempre... in questo frangente potrebbe
portarla avanti anche senza il simbionte (come fa da anni l'Uomo Ragno),
evitando il rischio di essere influenzato dalla natura maligna dell'alieno.
Ha ancora un po’ di tempo per pensarci...
Ravencroft Institute.
Ashley Kafka ha mantenuto la promessa e gli ha fornito l’occorrente per
cambiare look. Tagliarsi barba e capelli con le proprie mani è
stato un gesto catartico.
Kaine
si guarda allo specchio e si accarezza la guancia. Non è il suo vero corpo,
quello che sta toccando. Ma non gliene dispiace: quel
corpo era legato a troppi spiacevoli ricordi. Rivede ancora Peter e Ben, nel
suo volto. Ma per fortuna, il nuovo taglio e colore di capelli gli danno tutta un’altra aria… rispecchia un po’ il suo
animo, molto più oscuro dei suoi fratelli, nonostante alcune positive
esperienze degli ultimi due anni. Un po’, però, gli manca il tepore della
barba. Forse se la farà ricrescere.
Ma adesso è pronto per uscire e affrontare chi deve.
Così indossa il suo costume, avvisa Shriek che lascia l’istituto per qualche
ora e va via.
E’ strano volteggiare appesi alla propria ragnatela
organica. E’ una sensazione che non ha mai provato. Quando
era ancora vittima della sindrome da degenerazione dei cloni, non ha mai
costruito un lanciaragnatele, pur sapendo come fare. Forse dovrebbe sfruttare
meglio la “scienza infusa” che deve a Peter Parker.
Ma adesso ha ben altri pensieri della testa: si è
informato, nelle ore precedenti, sull’ultimo recapito di Shannon Fitzpatrick…
la cosiddetta Musa. (Che coincidenza, ha lo stesso
cognome del nonno materno di Peter). Spera di trovarla.
Si ritrova a scalare un lussuoso grattacielo di Manhattan e a spiare nelle sue
finestre. Finché non trova ciò che sta cercando: l’unica
donna (ancora in vita) che gli abbia mai dedicato una qualche attenzione.
Non gli ci vuole molto per forzare la finestra della sua camera da letto e entrare clandestinamente. La Musa si accorge
dell’intrusione, svegliandosi di scatto.
- Ah!
L’avambraccio della donna rifulge di un lampo rosato, per istinto di
sopravvivenza, e con l’altro braccio tira il lenzuolo fino al collo.
- Shannon, non volevo spaventarti…
- Chi sei? Che ci…?
- Non so se ti ricordi di me… sono Kaine.
La donna lo guarda piacevolmente attonita.
- Kaine? Sei davvero tu?
Il ragno fa cenno di sì con la testa.
- Entra pure… potevi bussare, però.
- Scusami – gli dice, sedendosi accanto a lei, sul letto. Spera di riuscire a
convincerla ad ospitarlo. Ma sa già che sarà
difficile: è lei l’esperta in persuasioni.
- Come va? Avevo sentito che eri in carcere, poi fuggito… e poi cos’è questo
costume? Lo usava l’Uomo Ragno anni fa.
- Ne ho passate di cotte e di crude. E Spidey mi ha
prestato il costume, visto che non gli serviva più. Mi
sta bene?
- Più che bene…
- E a te, come va? Che mi dici di quel verme di
Johnsmeyer?
- Oh, be’, ha cercato di mandarmi in rovina, dopo che l’ho
tradito a causa tua. Per fortuna le mie facoltà mi hanno permesso di arginare
il problema. E poi… ho un patrimonio che mi permette di vivere di rendita, più
che degnamente, per il resto dei miei giorni.
- Mi fa piacere.
- Se ti interessa, James e soci hanno organizzato la
seconda edizione del Grande Gioco.
- Sai come la penso al riguardo.
- Sì, non vuoi essere manipolato. Non si sa mai…
Qualche imbarazzante secondo di silenzio, poi Kaine trova il coraggio di
parlare.
- Non ti va di rievocare quella… alchimia, scattata nel giro di poche ore, anni
fa?
- E’ passato così tanto tempo… è pur vero che mi ero
invaghita di te…
- Lo apprezzo molto. Allora il mio corpo era fatiscente, il mio volto…
ripugnante. Ma adesso…
Si sfila la maschera.
- Cosa hai fatto?
Non le risponde: la bacia. Lei non si tira indietro, ma non appena le loro
labbra si staccano, non perde tempo a puntualizzare.
- La cosa potrebbe interessarmi, ma attualmente non è
quello che voglio. Sono già impegnata.
- Capisco.
Gli sovviene la vecchia visione (già sventata a suo tempo) in cui la uccideva
con il suo marchio. Adesso, dopo il rifiuto, potrebbe essere tentato di concretizzarla. Ma è molto
cambiato. Sarà ancora la versione dura e spregiudicata dell’Uomo Ragno, ma ha giurato a se stesso di non uccidere più. Soprattutto per
motivi così futili.
- E dove sarebbe il tuo partner?
- E’ fuori città, per affari. Non mi prenderai per una bugiarda, vero?
- So per esperienza che puoi far credere quel che vuoi a chi vuoi.
- Spero di non averti deluso. In qualche modo, ci tengo a te.
- Non mi concedi nemmeno una notte, in onore di qualcosa che non abbiamo mai…
espresso?
- Kaine… non mi sembri la persona che ho conosciuto. Sei molto cambiato, sotto
tutti gli aspetti.
- Più di quanto immagini.
- Arrivederci, Kaine
- Addio, Shannon – le dice, saltando giù dalla finestra.
E’ chiaro che questa donna non ha niente da offrirgli.
Ma lei stessa se ne rammarica: ha sposato per convenienza suo marito, tra
l’altro l’unica (o una delle uniche) persona al mondo immune alle sue facoltà
di persuasione; e adesso ne è pure incinta, per
soddisfare le sue brame di conquista. E’ convinto che loro
figlio, da grande, avrà il potere di soggiogare il mondo. Ma come diamine ha fatto a farsi incastrare così dal
Manipolatore?
Kaine riprende a volteggiare per New York. Doveva
aspettarselo, una donna così bella e ricca non avrebbe mai potuto
acconsentire a mantenerlo. Dovrà ancora appoggiarsi al Ravencroft… finché non
trova un lavoro. Ma le complicazioni legali sono
troppe e…
Il clone urla di dolore, portando le mani alla testa, mentre crolla su un
tetto. Era da tempo che la sua mente non veniva scossa
da una dolorosa premonizione. Quello che vede è un palazzo… una devastante
esplosione che lo sventra… e basta.
Ma… un’improvvisa e amara consapevolezza lo coglie. Ha
già visto quel palazzo… qualche isolato prima!
Fa subito dietro front. Cosa potrebbe scatenare una
deflagrazione di quel genere? Una bomba o… una fuga di gas!
Quando
giunge e, con rammarico, riconosce la palazzina, si
fionda sul marciapiede e spinge furiosamente i tasti del citofono. Appena le
prime, scocciate persone rispondono…
- C’è una fuga di gas!! Non accendete NIENTE!! Scendete e basta!! – urla come un dannato Kaine, e continua a farlo ripetutamente,
risalendo la facciata del palazzo, spalancando con la forza finestre.
Nel
dubbio, persone sonnolente, confuse e spaventate scendono a passo sostenuto in
strada, ancora in tenuta da notte, o vengono portate
forzatamente a braccia dal Ragno Nero.
- E’ vero, si sente puzza di gas – commenta qualcuno, e la voce si sparge.
Se qualcuno accende la luce è la fine,
teme Kaine, che ha capito di non poter fare completo affidamento al senso di
ragno. Non sa se tutto il palazzo è stato evacuato, e del resto anche gli
inquilini di quelli limitrofi potrebbero subire danni.
Così, scende a pianterreno e, una volta individuato il
contatore elettrico, lo fa a pezzi con un solo, vigoroso pugno, mettendo fuori
uso il sistema elettrico.
Adesso devo risolvere
il problema alla fonte, decide
risoluto. Chiude gli occhi e si concentra: il senso di ragno è una facoltà che
gli spetta di diritto, soprattutto dopo la guarigione fisica. Adesso gli serve…
e deve riuscire a risvegliarlo. In pochi secondi, si rende conto che i suoi
sforzi non sono stati vani. Avverte un pizzicore che aveva
quasi dimenticato e corre freneticamente per l’edificio, cercando di
constatare dove l’allarme è maggiore. In un paio di minuti,
il senso di ragno si fa sempre più forte… tanto da far individuare al Ragno
Nero la lesione di un tubo, da cui proviene la perdita. Evitando di
respirare, direziona le sue filiere verso il buco e
inizia ad emettere la ragnatela. Si sente esausto, sta producendo troppa tela
organica nel corso della notte. Ma
deve sventare questa minaccia. E capisce di esserci
riuscito quando il suo altalenante, bizzarro sesto senso cessa di rimbombare
nella sua testa.
Qualche istante dopo, due vigili del fuoco lo
raggiungono.
- Lei che ci fa qui? – gli chiede uno dei due.
- Ho occluso la perdita, ma la mia tela svanirà…
- Sì, è vero, c’è una perdita… - dice un pompiere,
avvicinandosi al tubo.
- Complimenti, Ragno – commenta un suo collega, senza avere risposta.
Kaine
esce dal palazzo, dove ci sono molti pompieri, lì fuori, insieme agli sfollati.
E’ costretto a tessere una tela per evitare la calca.
- Grazie, Uomo Ragno! – grida qualcuno.
Adesso capisce che soddisfazione provano Peter e Ben
nel giocare a fare gli eroi. E ha la conferma che i
suoi poteri precognitivi possono salvare vite umane.
E’ una
notte densa di avvenimenti, questa. Non a caso, il
clone dell’Uomo Ragno, allontanandosi pensieroso dal luogo della sfiorata
tragedia, vede sfrecciare accanto a sé un’intrigante silhouette che non fatica
a riconoscere.
Cavolo… la Gatta Nera!, riconosce Kaine. La vista di quella donna –e che donna- stimola la sua memoria,
portando alla luce sensazioni e immagini di vite che non ha vissuto.
Cosa… l’Uomo Ragno?! Con quel costume?, si chiede stupefatta Felicia Hardy, quando lo vede.
Dio solo sa quanto adora quella tenuta… ma capisce che è praticamente impossibile che al suo interno ci sia Peter
Parker. (Inconsciamente, si chiede se l’abbia mai davvero dimenticato). Gli
ricorderebbe un periodo controverso della sua vita, culminato con il primo
scontro con Venom. E allora… chi è questo Uomo Ragno? E perché quel tessuto nero gli calza a pennello, ancora
meglio di come avrebbe fatto su Parker?
- Aspetta, Ragno! Fermati! – gli grida, ma Kaine, spaventato e imbarazzato, non
la esaudisce e tenta la fuga. Caparbia, la Gatta Nera lo insegue, forte dei
suoi cavi e dei suoi gadgets che le permettono di
deambulare come l’Uomo Ragno.
Sta volteggiando… con una ragnatela! No,
non può essere nemmeno Ben Reilly… o almeno credo, riflette Felicia, pur
presa dall’inseguimento. Tanto presa –soprattutto a
scrutare il posteriore del Ragno- che il suo arpione manca un cornicione…
facendola cadere nel vuoto.
- Ah! – urla, mentre la strada minaccia di inghiottirla
fatalmente. Quel suono fa fermare e girare il Ragno Nero. I gatti
atterranno sempre sulle proprie zampe, ma è meglio non
rischiare, con le imitazioni. Grazie alla sua velocità disumana e alla sua
tela, Kaine si fionda a raccogliere la Gatta. (Memori
della tragedia di Gwen Stacy, i Ragni si sono specializzati nell’interrompere,
con quanta più dolcezza possibile, la caduta libera di una qualsiasi ragazza).
Con la vita dell’eroina ben stretta tra le sue braccia, Kaine raggiunge la strada, facendo scendere la donna in un vicolo.
- Penso di doverti ringraziare, Ragno… - gli sussurra Felicia, appena
ripresasi dallo spavento.
Detto questo, la Gatta Nera gli si avvicina, carica di sensualità, e porta le
mani alla base del suo collo. Istintivamente, Kaine la
ferma: non vuole che veda il suo volto, rompendo tutta la magia. Lei capisce, e
lo rassicura.
- Non preoccuparti.
Kaine si fida, a ragione. Felicia gli alza la maschera, lasciandogli scoperta
solo la bocca.
Dopodiché, lo bacia.
Wow, riesce solo a pensare Kaine,
stordito dal tepore di quel momento. E’ brusco il ritorno alla realtà, quando
dopo pochissimi secondi le loro labbra si staccano.
Devo parlare? Potrebbe riconoscere la mia
voce… la devo impostare diversamente…, si regola
il Ragno, prima di sussurrare:
- Ringrazi sempre così tutti gli uomini che ti fanno un piacere?
- No – gli viene risposto – solo quelli che scatenano
le mie fantasie più torbide a prima vista.
Kaine deglutisce, imbarazzato.
- Chi sei, Ragno? Pensi che potrei conoscere l’uomo
dietro la maschera?
- Forse sì, forse no. Ma… perderei tutto il mio
fascino senza, no?
Felicia lo guarda quasi sorpresa, questo eroe ha detto
una cosa sacrosanta… è un caso?
- Hai ragione. Spero di rincontrarti, Uomo Ragno… e di
poter approfondire la nostra conoscenza.
- Lo spero anch’io, Gatta.
Con il cuore ancora in gola per l’emozione, Kaine si congeda dalla donna. E’
agitato, perché le uniche donne che lo hanno baciato sono state… Louise Kennedy… e la Musa. (Ha
già iniziato a rimuovere le esperienze sessuali avute con Sarah Finn e Helen
Spacey… le ha archiviate come ricordi ereditati da Ben Reilly, pur se vissuti
in prima persona). Forse, finalmente, potrà anche iniziare ad avere una seria
vita sentimentale.
Speranzoso sul futuro, il Ragno Nero torna a casa… al Ravencroft Institute.
Note
Spero vi abbia stuzzicato questo episodio. Il titolo è
un chiaro omaggio alla miniserie di Kevin Smith dedicata all’Uomo Ragno e alla Gatta Nera. Alla luce
di quello che succede nella storia, il “male” del titolo può essere variamente
interpretato. Questa storia si svolge nell’arco di svariati giorni, precedenti
a “L’Uomo Ragno” 26 (infatti la Gatta Nera, in
quella storia, parla a MJ di un misterioso uomo che ha conosciuto). Non c’è da
stupirsi del bacio di Felicia Hardy: oltre alla nota relazione con Peter
Parker, non esitò a baciare Ben Reilly quando vestiva i panni dell’Uomo Ragno.
Ognuno ha i suoi vizi…
#4 – TURNO DI NOTTE
starring IL
RAGNO ROSSO
scritto con Carlo Monni
San
Francisco, California.
Appartamento di Benjamin Reilly ed Helen Spacey.
È stata
una notte agitata per Ben Reilly, una notte in cui non ha dormito molto e,
naturalmente, quando non riesce a dormire questo giovanotto si rilassa in un
modo quasi unico: spenzolandosi con la sua ragnatela tra i palazzi della sua
nuova città nei panni del Ragno Rosso. Un riflesso
condizionato della personalità di Peter Parker, ovviamente. Per quanto
ci provi, non potrà mai dimenticare di essere un clone del non-più-tanto-solo-e-non-tanto-unico Uomo Ragno. Ora
anche questa città avrà il suo amichevole tessiragnatele
di quartiere. Speriamo che non lo tratti come New York ha fatto col suo, ma ha
buoni motivi per dubitarne.
Oggi è
il suo primo giorno di lavoro come agente del Dipartimento di
Polizia di Frisco - come i residenti
chiamano la città - e non vuole far tardi. Guarda la ragazza di fronte a lui,
il nome con cui viaggia di questi tempi è Helen Spacey, ma anche lei è una
donna senza passato; circa sette anni fa era solo una cellula di una giovane
donna di nome Gwen Stacy che, adeguatamente stimolata, era cresciuta sino a
diventarne una replica esatta, un clone. Roba da fantascienza? Forse quando io
e voi eravamo solo dei bambini, oggi chi può dirlo? Provate ad essere un clone,
il gemello sotto tutti gli aspetti di un’altra persona di cui, per giunta, grazie
a mezzi troppo complicati da descrivere, condividete i ricordi sino al momento
della vostra nascita, potete dirvi che siete veri quanto lei, ma una parte di
voi si sentirà falso quanto un effetto speciale cinematografico, una creatura
portata alla vita per soddisfare gli insani deliri del Professor Frankenstein
di turno… nella fattispecie, di quello che sino a qualche anno prima era stato
solo un tranquillo professore universitario di nome Miles Warren, un uomo mite
che era diventato preda della sua fissazione per una
studentessa al punto da volerla ricreare dopo la sua morte. Con queste cose Ben
ed Helen hanno imparato a convivere ed hanno anche cercato di rifarsi una vita.
Per questo hanno deciso di venire a S. Francisco, per lasciarsi alle spalle
tutto ed iniziare una nuova era.
Terminata
la colazione, Ben indossa la divisa che ha ritirato dal magazzino della Polizia il giorno prima. Naturalmente non gli calza a
pennello, sarebbe stato sperare troppo, ma ci porrà rimedio quando avrà tempo;
per fortuna, ha imparato a cucire sin da ragazzino (in realtà Peter, non lui,
ma ne condivide i ricordi dopotutto…).
- Sei
perfetto! - gli dice Helen - Farai un figurone, agente Reilly!
- Sì,
come no! Se la fortuna dei Parker funziona al solito
modo…
- Non
dirlo, andrà tutto bene, vedrai…
-
Speriamo..
- Ehi
tu, biondo! Sei quello nuovo? Reilly?
A parlare è stato il Sergente di Servizio, assiso sul suo bancone all’entrata
come un giudice sullo scranno.
- Si,
signore, perché?
- Sei
atteso nell’ufficio del Capitano, c’è anche il vecchio O’Hara.
Chissà perché, vuol vederti.
Robert O’Hara è
il Presidente della Commissione di Polizia, l’organo di Supervisione del
Dipartimento ed è l’uomo a cui Matt Murdock, alias Devil,
si è rivolto per agevolare l’assunzione di Ben… cosa potrà mai volere? Be’, c’è
un solo modo per scoprirlo. Ben si dirige verso l’ufficio del Capitano, non
senza una certa apprensione…
- Ehi,
tu devi essere la nuova recluta, Reilly, giusto?
E’ la
seconda volta oggi che gli rivolgono questa domanda… e non sarà l’ultima, teme.
Stavolta è un collega ed a giudicare dal casco che ha sottobraccio, appartiene,
come lui, alla Pattuglia Motociclistica. È un tipo sulla trentina, capelli
castani, robusto.
- Sono
Steve Harris, sei assegnato al mio turno sembra, sei arrivato appena in tempo.
La
stretta di mano di Harris è asciutta e vigorosa.
- Per
la verità…- risponde Ben – … mi ha convocato il Capitano e mi hanno detto che
c’è anche il Presidente O’Hara.
- Il
vecchio in persona? Be’, è nel suo stile capitare da noi ragazzi dei distretti
ogni tanto.
- Non
l’ho mai incontrato in vita mia. Che tipo è?
Harris
sogghigna.
- Be’,
prendi John Wayne, incrocialo con un Grizzly ed avrai una buona
idea di chi sia O’Hara. Non lo chiamano “Ironguts” per niente, ha davvero un carattere di ferro e
non si fa intimidire da nulla e nessuno. È uno di noi, è venuto dalla gavetta,
ha cominciato con i servizi nelle strade, per poi passare all’investigativa e
scalare tutti i gradini sino alla cima. Credo sia lui il primo a stupirsi di
essere stato nominato alla Commissione di Polizia e poi, addirittura suo
Presidente. Di certo è tutto l’opposto di un politico e li detesta di cuore.
Chissà, forse il Sindaco pensava che uno capace di dirgli sul muso che è un
imbecille fosse una bella novità rispetto ai soliti lecchini che lo circondano.
I ragazzi, comunque, lo amano e salterebbero nel fuoco
per lui, anche se è burbero come pochi.
Buono a
sapersi, pensa Ben. Saluta Harris e, dopo aver bussato entra nell’ufficio del
Capitano.
Ci sono
due uomini. Alla scrivania, nella tradizionale uniforme blu, con i gradi di
capitano sulle spalline, c’è il comandante della Stazione, Paul Carson, l’ha
letto sulla porta, un uomo apparentemente della sua età, ma indubbiamente più
anziano, in buona forma fisica, capelli castani scuri (il suo stesso colore
prima di diventare biondo, no?), occhi azzurri, un’aria da eterno ragazzino che
doveva aver ingannato parecchia gente. In piedi, accanto alla
finestra, un uomo sui sessant’anni circa, alto e
massiccio, i capelli ormai quasi completamente bianchi con qualche striatura
rosastra, occhi verdi che lo squadrano immediatamente. L’impressione è
quella di un uomo abituato a comandare e, sì, Harris aveva
ragione: gli ricorda proprio quei massicci uomini tutto d’un pezzo del vecchio
west con aggiunta la classica solidità tipicamente irlandese.
Ben si
presenta e Robert O’Hara non perde tempo.
- E
così tu sei il giovanotto che Murdock e mia nipote mi hanno
raccomandato? A vederti non sembri nulla di speciale. Un po’
troppo magrolino, anche se qualche muscolo si vede. Ci tenevi a fare il
poliziotto, eh?
- Be’,
sì, signore.
- E perché? E non rifilarmi la solita
panzana del servire e proteggere che dicono proprio tutti.
- Con
tutto il rispetto, signore, non è una panzana. Credo che abbiamo tutti dei
doveri verso la comunità, il dovere di fare del nostro meglio e….
- Sì, sì, va bene. Ora ascoltami, giovanotto. Due persone che stimo hanno
garantito per te ed io ho chiuso un occhio, ma stammi bene a sentire: ti ho
fatto assegnare a questa Stazione perché mi fido di Paul Carson come se fosse
mio figlio. Ti terremo gli occhi addosso e ti giuro su Dio che, se dovessi scoprire che sei una mela marcia, io… ti sbatto
fuori di qui con un tale calcio nel sedere, che ti ritrovi a New York prima di
accorgertene.
Capacissimo di farlo, pensa Ben, trattenendosi dal
sorridere. Stranamente O’Hara gli fa tornare in mente
J. Jonah Jameson, anche se sono molto diversi. A pensarci
bene, però anche il vecchio J.J.J.,
sotto quella dura scorza, nascondeva un cuore d’oro… in fondo, molto in fondo,
a dire il vero. Chissà che direbbe O’Hara se sapesse
la verità su di lui? E soprattutto, se sapesse cosa ha
combinato per proteggersi le spalle…
Qualche
tempo fa, nella sede newyorchese dello S.H.I.E.L.D…
La
figura vestita di scuro aveva raggiunto il sotterraneo senza grossi problemi.
Sarebbe stato difficile dirlo, ma, sotto il costume appartenuto all’eroe extra
dimensionale di nome Dusk, c’era Ben Reilly che, approfittando dei poteri del
costume, uniti alle sue doti naturali, era riuscito a
raggiungere il suo obiettivo, la sala del Magazzino dello S.H.I.E.L.D.
dove era custodita la straordinaria macchina con cui il Barone Strucker, il
leggendario capo dell’Hydra riusciva a cambiare i
suoi connotati e modificare all’istante le proprie impronte digitali. Per sua
fortuna, il clone dell’Uomo Ragno possiede tutte le conoscenze scientifiche di
Peter Parker, più qualche trucchetto appreso da Seward Trainer, e non gli ci era voluto molto per comprendere il funzionamento della
macchina. Selezionò le impronte volute, appena differenti dalle attuali, quel
tanto che bastava a renderle diverse da quelle di Peter. Il processo era stato
rapido ed indolore, appena un senso di prurito ai polpastrelli… ed in un attimo
era tutto finito. Aveva appena spento la macchina che il portone si era aperto
ed era entrata una squadra di addetti alla sicurezza.
- Fermo
dove sei, amico! Non fare un gesto!
- E chi
diavolo saresti comunque?
Senza
dire una parola -Dusk è il tipo di eroe forte e
silenzioso- Ben era scattato contro la squadra abbattendo i primi due e
gettandosi, poi, sopra la testa degli altri, confondendosi rapidamente con le
ombre del corridoio.
-
Presto, diamo l’allarme, chiudiamo tutte le uscite!
-
Lasciate stare, ragazzi.
A parlare era stato Nick Fury che era uscito, improvvisamente, dall’ombra.
- Oh è
lei, signore?! Ma quell’intruso…
- Non
preoccupatevi di lui. È tutto sotto controllo. Tornate ai vostri posti ora.
La
squadra aveva ubbidito perplessa e Nick era rimasto solo e si era avvicinato
alla macchina. Aveva dei sospetti su cosa era successo e se li sarebbe tenuti per sé, come sempre in questi casi.
Ben
Reilly non sapeva assolutamente niente di questo retroscena. Uscito dal
Quartier Generale S.H.I.E.L.D. si riteneva fortunato
ad essersela cavata senza rischi. Ora poteva presentarsi all’Accademia di
Polizia per l’esame senza preoccuparsi che scoprissero inquietanti e
difficilmente spiegabili coincidenze.
San Francisco, Strand Café.
In uno dei più stravaganti locali della città, un gruppo di misteriosi
malfattori – completamente a proprio agio – sta conversando allegramente al
suono dei boccali di birra che cozzano sul tavolo. In questo momento, solo uno
di loro sta parlando, con atteggiamenti teatrali. E’ strano, dalla pelle
verdognola e il corpo nerboruto. Lo chiamano il Becchino.
-…
allora il rabbino, per scoprire le cause della strage infanticida, ricatta lo
spirito del bambino morto. Non gli renderà il suo sudario finché non
glielo rivelerà. E lo spettro accetta.
A sentire quella parola, la combriccola è scossa da un ulteriore brivido, che si aggiunge a quelli provocati dalla
terrificante storia che sta venendo loro raccontata.
- Allora? – incalza lo Straccione.
- Sapete perché il loro dio aveva punito la comunità? Siete pronti a scoprirlo?
- Parla! – è l’incitazione del deforme Spostato.
- Ebbene… due coppie del villaggio si erano date allo scambismo,
e il loro dio era rimasto indignato dalla loro immoralità.
- Ma… tutto qui? – commenta Dansen Macabre, che nella sua precedente attività
di “danzatrice esotica” (un delicato eufemismo per spogliarellista e lap dancer) ne aveva viste troppe per scandalizzarsi per una cosa
simile.
- Andiamo a fare pulizia, ho bisogno di distrarmi dopo una storiella del
genere! – cambia discorso uno dei fratelli Grimm.
- Ancora!? Ormai avremo derubato e combattuto contro tutti i delinquenti della
costa ovest!
- Già… Sybil, pensi che ci sia ancora qualcuno in giro? – chiede Tick Tock a
Falena, di cui è invaghito.
- Certo… i criminali esistono sempre. Soprattutto adesso che gli eroi stanno
ripopolando la costa…
- Beh, se parli dei Vendicatori… quelli se la vedono coi
super-tizi, mica con i ladruncoli che sono nelle nostre mire!
- Sarà,
Becchino… ma il buon vecchio Sudario ci offrì un
ottimo spunto per far soldi e non avere grossi sensi di colpa…
- Ehi,
ecco Eddie, il miglior “soffia” della Baia! - esclama l’altro Fratello Grimm –
Eddie hai una buona informazione per noi?
-
Dipende da quanto sei disposto a sganciare.
- Ti
sgancerei una torta in faccia, ma se ci dici, quel che ci serve ti becchi 100 dollari, se l’informazione è buona.
- Ho
saputo che ci sarà una transazione per un grosso carico di droga dal Sud
America, roba grossa, al molo 10, zona della Baia.
-
Perfetto! - esclama il Becchino.
Stazione di Richmond.
O’Hara ha appena terminato il suo discorsetto
e si prepara ad andarsene.
- Io torno
al mio ufficio in centro, vi lascio al vostro lavoro e tu, ragazzo, ricorda
quel che ti ho detto.
- Non
lo dimenticherò signore- replica Ben.
- Sarà
meglio. Ci vediamo Paul.
Dopo
che O’Hara è uscito a passo di carica, il Capitano
Carson si alza dalla poltrona e gli si rivolge.
- Sei
assegnato alla Pattuglia Motociclistica, il tuo Comandante è il Tenente William
Scott, qualcuno lo chiama Wild Bill
e gli va bene… tu non farti sentire a chiamarlo Scotty,
però: lo detesta. Il tuo riferimento per questo turno è il Sergente Jack Roberts, se ti sbrighi arrivi in tempo per il briefing
d’inizio turno. Questo è tutto.
Ben fa
per uscire quando Carson lo richiama.
- Oh,
Reilly… per quanto riguarda il Vecchio “Ironguts”,
beh abbaia e…morde anche, se è il caso, ma tu non deluderlo e sarà leale con
te.
- Lo
terrò a mente, signor Capitano.
Uscito
dall’ufficio di Carson, Ben si affretta verso la sala riunioni. In piedi dietro
uno scranno c’è un uomo sui 45 anni lievemente stempiato, una lieve
abbronzatura… il Sergente Roberts, senza dubbio.
- Oh
ecco la nuova recluta, arrivi giusto in tempo. Ragazzi, vi presento
il nostro nuovo agente….Benjamin Peter Reilly… viene
dal centro della civiltà occidentale, la Grande Mela, nientemeno che New York.
Be’, lasciatelo dire, Reilly… anche qui a Frisco c’è
vita a sufficienza per tenerti occupato! Ma ora
passiamo agli affari del giorno, parlavamo della lista dei ricercati….
Chissà perché, sembra che ci
godano tutti a punzecchiarmi oggi, pensa Ben.
Il suo turno
per oggi è dalle otto alle quattro e sembra relativamente semplice, pattugliare
la zona nord della Baia, in corrispondenza del Golden Gate Bridge. È un
quartiere tranquillo ed il tasso di criminalità è molto basso, la sola vista di
un poliziotto basta a scoraggiare molti malintenzionati, specie di giorno.
Girare in
moto gli piace, gli è sempre piaciuto, sin dai giorni in cui era un vagabondo,
in quelli che, a volte, chiama i suoi “anni perduti”. La parte
di lui che è sempre Peter Parker ricorda il dolore provato quando “lui”
dovette vendere la sua prima moto, in tempi in cui i problemi di soldi erano un
assillo per chi si chiamava Parker.
Non
molto dopo mezzogiorno si ferma in un McDonald indicatogli da Steve Harris.
Come c’era da aspettarsi, è molto affollato. Mentre
cerca con gli occhi il primo dei suoi colleghi che abbia conosciuto, nota altri
tutori dell’ordine: due giovanotti con le divise
celesti della California Highway Patrol, il cui compito è pattugliare le tante
autostrade e tangenziali che circondano la città; non molto distante, un
terzetto di uomini dell’Ufficio dello Sceriffo, con le loro divise color kaki,
probabilmente in viaggio di ritorno dopo aver portato un prigioniero ad uno dei
Carceri della Contea. Ci vorrà tempo perché si abitui a quel mondo così nuovo
per lui, ma non dubita che ci riuscirà.
Intanto
le quattro sono ancora lontane e, chissà, prima di riprendere il giro, riuscirà
anche a fare una telefonata a Helen. Gli piacerà San Francisco.
Le prime
ombre della sera calano sulla Baia, quando il Nightshift, che è arrivato da
poco in zona, cercando tra i magazzini la sua preda, finalmente vede le
operazioni di carico e scarico della partita di droga. A
quanto pare non ci sono poliziotti in giro, per fortuna di tutti. Il
carico varrà qualche milione. Se qualcuno del gruppo pensa che sia immorale il
commercio di droga, non ha molta importanza, perché, di sicuro, non trova
immorale impadronirsi dei contanti con cui verrà
pagata la droga. Quando il gruppo esce allo scoperto
alcuni rimangono sconcertati: è un gruppo bizzarro ed alcuni di loro, come il
Becchino, sembrano usciti da un film dell’orrore di serie B di qualche decennio
fa. L’assalto dei supercriminali è rapido e nessuno dei trafficanti (perlopiù
cinesi) è in grado di opporsi a loro. Bastano pochi minuti per chiudere la
questione.
-
Sbrighiamoci - dice Tick Tock - prevedo guai, se non ce ne andiamo
entro un minuto…
- Che razza di guai? - chiede lo Spostato
- Bene,
bene, guarda chi abbiamo qui? - dice una voce improvvisa
Ben ha
finito il turno, riconsegnato al moto, rimesso la divisa nel suo armadietto ed
indossato i vestiti civili che si era portato dietro. Ha salutato i colleghi e
si è incamminato per strada. Il suo prossimo turno è di nuovo
domattina, poi gli toccherà anche il turno del pomeriggio e poi quello
di notte. Non che faccia grande differenza per lui, il
turno di notte è abituale per lui dopotutto.
A cena
con Helen, entrambi non fanno che parlare della loro
giornata di lavoro. Sono ancora, come dire, eccitati dal primo giorno della
loro nuova vita. Quel che succede dopo, riguarda solo loro. Naturalmente, è
superfluo dire che Ben non riesce a prendere sonno e non è difficile immaginare
cosa decide di fare.
Il
Ragno Rosso è di nuovo in caccia. Ben percorre, nel solito inimitabile fare
ragnesco (inimitabile? Sono già in tre a praticarlo, per tacere delle varie
Donne Ragno, che, comunque, non usano la ragnatela per
spostarsi, almeno per ora). Decide di approfittare dell’occasione per
familiarizzare con la città in cui ha scelto di vivere d’ora innanzi. È quasi
inevitabile che si sposti verso la zona della Baia… e proprio mentre passa nei
pressi del Molo 10, il suo senso di ragno reagisce ad un pericolo ignoto che il
suo istinto lo porta ad indagare.
-
Ragazzi…- dice loro col suo solito tono scherzoso -…ma non stavate a Los
Angeles? Vi hanno fatto scappare quei brutti cattivoni dei Vendicatori della
Costa Ovest e di Capitan Marvel?
- È
l’Uomo Ragno!- esclama Falena.
- No,
il costume è diverso! - ribatte Tick Tock.
- Ohi ohi, ci scommetto quel che posso…. - inizia uno dei Fratelli Grimm.
- …che siam capitati col Ragno Rosso - conclude
come al solito, la frase in rima l’altro Fratello.
- Ma che bravi, avete fatto i compiti! Ora se diceste al
vecchio zio Ragno che stavate combinando…
- Sta’
zitto, brutto insetto!- grida il Becchino, agitando la sua pala verso il Ragno.
-
Aracnide, non insetto, mi sto stufando di ripeterlo, ormai! - replica il Ragno
Rosso evitando agilmente il colpo - Tu chi saresti, comunque?
Il fratello povero di Zio Tibia?
- Ti
spacco la testa!- urla il Becchino.
- Non
credo, noi Ragni siamo tipi tosti.
Con una
rapida mossa, strappa con la ragnatela la pala di mano al Becchino e gliela
rigetta in faccia. L’altro, dopo un breve attimo di perplessità, cade come un
personaggio dei cartoni animati. Subito dopo lo Spostato si precipita contro il
Ragno Rosso afferrandolo al torso e stringendo.
- Ti
spezzo la schiena!
Ma perché questi supercriminali da quattro soldi devono sempre
declamare anche le cose più evidenti, pensa Ben mentre cerca di liberarsi dalla
stretta.
Questo tizio è superforte, forse della classe di Rhino,
ma può essere battuto, tutti lo possono in qualche modo. Con una mossa
combinata gli colpisce entrambe le orecchie. Il momentaneo dolore costringe lo
Spostato a mollare la presa ed il Ragno lo riempie di calci e pugni
Redazione del San Francisco
Herald.
-
Jessica, un lavoro per te! – grida il caporedattore.
- Un lavoro? – si volta la ragazza, scostando l’attenzione dal suo terminale.
- Uno scontro tra supertizi al molo 10! Non è la storia che aspettavi da anni?
Jessica Carradine si arma della sua macchina fotografica e si
fionda verso l’ascensore. Supertizi a San Francisco? Da quel che sa, tranne
qualche occasionale scontro, non ci sono supercriminali ed affini sin dai tempi
in cui Devil e la Vedova Nera erano
gli unici supereroi residenti. Chissà, magari è cominciata una nuova migrazione
verso Ovest.
Molo 10.
La battaglia contro il Nightshift continua. La solita coreografia di azioni e reazioni, accompagnata da minacce e battute
scherzose.
- Be’,
ragazzi… si può sapere che facevate da queste parti?- chiede il Ragno Rosso –
Non so perché, ma non credo che si tratti di una riunione mondana
-
Questi affari tuoi non sono…- comincia il primo Fratello Grimm.
- …ma noi siamo d’animo buono…- continua il secondo.
- … e ti diciamo che siamo ladri originali…
- …rubiam solo ai criminali.
Dicono
sul serio? Certo, collima con quel sa dei metodi del Sudario, ma questi tizi
sono mezzi matti e non lavorano più con lui. Ed anche se fosse
vero che colpiscono solo criminali, come questi che, da quel che si vede, sono
trafficanti di droga… può fidarsi di loro? Non avevano venduto la loro anima ad
un demone in diretta TV qualche tempo fa? No, se è vero che da grandi poteri
derivano grandi responsabilità, allora lui non può permettere loro di farla
franca, questi qui non sanno neanche cosa sia la responsabilità. Distrarsi a
pensare troppo può essere fatale: all’improvviso, il Ragno si ritrova la testa
imprigionata nella sciarpa puzzolente dello Straccione, ma riesce a farlo
volare contro lo Spostato. Evita un attacco combinato dei Fratelli Grimm e fa
in modo che colpiscano Falena mettendola fuori combattimento, proprio mentre
stava usando il suo potere sui tessuti per tentare di imprigionarlo col suo
stesso costume.
-
Guardami, Ragno Rosso!
Dansen
Macabre comincia la sua danza fatta di movimenti capaci di ipnotizzare o
addirittura provocare la morte di chi la guarda. Ben si ricorda, o meglio
attinge ai ricordi di Peter, di questo potere e fa l’unica cosa possibile:
chiude gli occhi e si fa guidare dal senso di ragno sino a colpirla.
- Di
solito non colpisco le signore, ma tu non sei una signora, giusto?
Mentre
la battaglia infuria, ecco arrivare sul posto le prime autopattuglie della
polizia e un auto del San Francisco Herald. Jessica
Carradine ne scende impugnando la macchina fotografica. A
quanto pare è proprio vero. Si tratta di “Super Criminali contro un Supereroe”…
e che eroe! Sembra l’Uomo Ragno, ma il costume è diverso, decisamente…
Questo… è il Ragno Rosso!, realizza la ragazza, mentre lo
immortala con la sua macchina fotografica.
Il
suddetto supereroe non ha il tempo di accorgersi della
fotografa, deve pensare ai Fratelli Grimm.
- Sei
davvero un tipo tosto….
- …ma noi ti faremo arrosto.
Così
dicendo, gli lanciano contro delle specie di granate. Il Ragno Rosso usa una
tattica usata spesso contro Goblin: imprigiona le bombe in improvvisate bolas di ragnatela che fa roteare respingendole ai
mittenti. Le granate esplodono sotto i piedi dei Fratelli Grimm che perdono il
controllo sulle loro nuvole e cadono al suolo. Il resto è semplice: due pugni
ben assestati ed i due gemelli sono stesi a vedere le stelle. Rimane solo Tick
Tock tremante. Il Ragno Rosso gli si avvicina.
- Qual
è il tuo potere, se ce l’hai?- gli chiede.
-
Po…posso prevedere tutti i possibili futuri dei prossimi sessanta secondi.
-
Interessante… e cosa prevedi per te nel prossimo minuto?
- Ch…che..che sarò svenuto.
Il
Ragno gli dà un pugno che lo stende
- Però! Davvero bravo, ci ha azzeccato - commenta ridendo
sotto la maschera
- Ehi,
Ragno Rosso!
A
parlare un uomo in borghese, un Detective probabilmente.
- Stetson, narcotici, avrei un paio di domande per te.
-
Spiacente,la mamma mi ha insegnato a non parlare con
gli sconosciuti ed io…- Il suo sguardo incrocia quello di Jessica…lei, dopo
tutto questo tempo. Per la prima volta, stanotte, l’uomo dietro la maschera non
sa cosa fare -…io do sempre retta alla mamma ed ora arrivederci, mezzanotte è
passata ed io rischio di trasformarmi in una zucca.
Lancia
una ragnatela e scompare nella notte. Jessica comincia a farsi qualche domanda
ed a chiedersi dove trovare la risposta.
Appartamento di Ben Reilly ed Helen Spacey. Ore 7
del mattino.
- Era
proprio lei, Jessica Carradine, la figlia del ladro che uccise
zio Ben - sta spiegando Ben.
- Era
la tua ragazza quando tornasti a New York, vero?- chiede Helen.
- Non
esattamente… si può dire che stavamo insieme, ma… lei scoprì
che Ben Reilly era l’Uomo Ragno e, dopo molti turbamenti e pensieri di vendetta
per la morte del padre, decise di non rivelare niente e sparì da New York. Non
ho più saputo niente di lei, non sapeva niente dei
cloni e non so se abbia mai saputo della mia morte, forse crede sempre che
l’Uomo Ragno sia io. Se dovesse scoprire che vivo a
San Francisco, forse indovinerebbe la mia nuova identità.
- E questo ti preoccupa vero?
- Un
segreto non resta tale a lungo, se è conosciuto da troppe persone - replica lui
– Immagino che l’alternativa sia cercarla o lasciar
perdere.
- Ora
devi pensare a partire o farai tardi per il turno.
-
Prenderò il Ragno Express - risponde lui, baciandola
Ben è
arrivato in tempo per il briefing mattutino e, dopo
aver pazientemente inforcato la moto ha cominciato il pattugliamento. È
convinto che diventare poliziotto sia stata la scelta giusta. Così avrà la
possibilità di aiutare la gente in entrambe le sue identità. Passa il tempo
memorizzando le strade e gli angoli dove poter lasciare moto e divisa in caso di assoluta necessità. Spera non sia necessario, non si può
lasciare facilmente una moto della Polizia, ma non si sa
mai.
Poche
ore dopo, sta ascoltando le lamentele di una vecchia signora cinese per un
incidente appena avvenuto e non nota la giovane donna dai capelli rossi, che lo
vede dal finestrino di un’auto e sbarra gli occhi
sorpresa. Il suo senso di ragno non lo avverte… e perché dovrebbe, poi? La
ragazza non è un pericolo. Non in senso tradizionale, almeno.
Dodici ore dopo…
Il
tramonto è vicino quando il campanello di casa Reilly suona, Ben va ad aprire
chiedendosi chi può essere. Non conosce nessuno in città, forse c'è un emergenza alla Stazione?
Quello
che vede è una cosa del tutto inaspettata
-
Janine! -esclama, come se vedesse un fantasma (una sensazione non nuova,
ricorda).
Davanti ai suoi occhi c’è Janine Godbe (vero nome: Elisabeth Tyne), la donna
più importante della sua breve vita. Ricorda ancora quando si
era consegnata alla Polizia per affrontare il giudizio per la morte di suo
padre. Aveva sentito dire che l’avevano condannata all’ergastolo, era
un’ingiustizia e lui lo sapeva, forse avrebbe dovuto
far qualcosa per lei, ma cosa? Dopo la sua rinascita era stato, forse, più
facile dimenticarla.
- Ciao, Ben – lo saluta la ragazza, con sguardo imbarazzato
- Che ci fai qui? Sei evasa?
Io sono un poliziotto, pensa, che faccio se è ricercata?
- No...
sono stata rilasciata. Mi ci è voluto molto per
trovarti.
- Io...
scusami, ma non me l'aspettavo proprio. Entra...
raccontami.
-
Grazie.
Imbarazzo
da parte di entrambi. Ben l’accompagna in salotto, intanto
Helen li raggiunge.
-
Janine, questa è Helen, la mia... compagna.
La
rossa trasale.
- Ah...
piacere.
- Il
piacere è mio, Janine... Ben mi ha parlato moltissimo
di te.
-
Davvero? Spero bene.
- Anche troppo – le manda una frecciatina, Helen.
Cominciamo bene, pensa Ben. La solita storia della mia vita, sia quella vera che quella
che ricordo, qualunque cosa dica o faccia rischia di
creare imbarazzo…
-
Siediti, Janine… a proposito sei sempre Janine o sei
tornata a farti chiamare Elizabeth?- le chiede.
-
Janine va bene, a volte mi chiedo se Elizabeth sia ancora
viva o se… lasciamo perdere.
È tesa, nervosa, vorrebbe dirle qualcosa, ma cosa?
-
Racconta tutto
- C’è
poco da dire… non sono ricca , non potevo permettermi
un avvocato e quello d’ufficio…beh sai, non si è dato da fare più di tanto. A
farla breve mi hanno riconosciuta colpevole di
omicidio e condannata all’ergastolo. Credevo fosse finita…
- Che vergogna!- interviene Helen, in maniera apparentemente
sincera - Eppure adesso sei qui, come mai?
- Il
mio caso ha interessato la “Corte dell’Ultima
Speranza”…conoscete?
- Sì, è
un’organizzazione nata a Los Angeles che monitorizza gli errori giudiziari…-
risponde Ben.
- Esatto. Grazie a loro, mi hanno praticamente
scagionata per… l'omicidio di mio padre... hanno fatto rifare il processo, gli
avvocati che mi hanno difesa sono stati magnifici... hanno portato avanti
l'argomentazione della legittima difesa e sono praticamente riusciti ad
imporla, la nuova giuria mi ha assolto…ma, intanto erano passati due anni, due
anni della mia vita passati in carcere….- esita un attimo - E adesso sono qui…
- conclude.
Il
silenzio cala improvvisamente e Ben sente una strana
inquietudine, qualcosa che non può spiegare razionalmente. Guarda negli occhi
verdi di Janine e poi guarda Helen.
- C’è
un’altra cosa, a dire il vero…- dice Janine.
Si
tormenta le mani e si morde il labbro inferiore.
- Cosa?
- Non
so se dovrei dirtelo... adesso stai con lei...
- Cosa, Janine? Perché quella faccia?
- Devi sapere, Ben... noi due abbiamo avuto un figlio.
Continua
più avanti!
Note
Un nuovo battesimo per il Ragno
Rosso, con la fondamentale collaborazione di Carlo Monni,
che non solo ha scritto gran parte della storia, ma ha delineato
molti aspetti pragmatici del nuovo status quo. Sottolineo
che “night shift” significa proprio “turno di notte”…
ecco spiegato il titolo.
#3 – THE EVIL THAT MEN CAN DO
Prima parte – Two much
starring KAINE e LA GATTA NERA
Ravencroft
Asylum.
Kaine ha
dimenticato da quanti giorni vive in questa cella del
manicomio criminale. Non ne è prigioniero, non è mai
stato arrestato (anche se avrebbe dovuto esserlo), è un “semplice” ospite illecito
della psichiatra Ashley Kafka; virtualmente, può fare ciò che gli pare, a patto
che si lasci studiare come caso umano più unico che raro e che dia una mano
dove serve - pulizie, sicurezza, trasporto pazienti…
Se rimane nell’istituto, non è solo perché non è pronto per iniziare una vita
autonoma, ma anche perché – pur avendo vitto e alloggio gratuiti – non è il
massimo vivere letteralmente in una gabbia di matti, e questo gli pare
un’ennesima, degna espiazione dei suoi peccati passati. Ashley lo incita a
smuoversi, a crearsi una nuova identità ed un lavoro, ma la cosa non è facile,
tanto più che Kaine non riesce a trovare un nome che gli piaccia e che allo
stesso tempo sia denso di significato, per lui. Ha pensato a
Abel Fitzpatrick, a Parker Caine
o Warren… o un misto di tutti questi… è tremendamente indeciso.
I giorni passano. Gode della compagnia della Kafka e
dei suoi collaboratori più intimi. Non ha notizie di Ben (presume sia a S.
Francisco) e ha saputo di riflesso che Peter è tornato nel Queens e che si sta
realizzando a livello professionale. Inizia a covare di nuovo un certo rancore,
visto che non si è mai fatto vivo per accertarsi delle
sue condizioni. Ma immagina quanto sia fitto il suo
carnet, ultimamente.
La sua noiosa routine quotidiana - fatta anche di ronde notturne nella contea
di Westchester contro stupratori, ladri e assassini nei panni del Ragno Nero - viene improvvisamente interrotta da un nuovo ospite. Quando
il clone vede una ragazza che conosce fin troppo bene passare davanti alla sua
stanza, con lo sguardo assente, infagottata in una camicia di forza, non ci
pensa due volte a uscire per il corridoio e chiedere,
con un alto tono di voce:
- Ashley, che ci fa lei qui?!
La donna si spaventa a causa della subitanea domanda; similmente, Frances
Barren, Edward Whelan e Malcolm McBride si preoccupano di allontanare Sarah
Finn, che guardando Kaine sembra aver ritrovato un pizzico di forza vitale,
mossa dalla curiosità.
- Kaine, lascia perdere – lo liquida la dottoressa.
- No, voglio sapere! – insiste, guardando ancora la ragazza.
- Segreto professionale, mi dispiace – fa gesto di andar via.
- Almeno fammici parlare.
- Magari dopo – riprende a camminare, facendosi seguire dai suoi
infermieri-carcerieri.
Dubbioso, Kaine rimane nel corridoio come uno stoccafisso e vede Sarah Finn
sbattuta dentro una cella – da poco liberata da August Hopper, l’ex Locusta.
Non riesce a capire. Ha praticamente vissuto settimane
con lei… e, in un certo senso, ha anche fatto sesso con lei. Sapeva che
nascondeva qualcosa… ma non avrebbe mai immaginato
qualcosa di tanto grande da condurla qui.
Qualche minuto dopo, Ashley Kafka raggiunge il suo ospite speciale.
- Puoi venire a parlarle, ma le ho dato disposizioni
di fornirti meno informazioni possibili.
Kaine non ringrazia e si fionda alla camera detentiva.
La porta è aperta, ma sulla soglia c’è Shriek, pronta a contenere la detenuta.
- Chi sei? – chiede Sarah turbata. Giustamente, la
ragazza non ha conosciuto il clone dell’Uomo Ragno in questi panni; soprattutto
adesso che porta i capelli lunghi e neri, oltre ad un discreto pizzetto. Sotto
le apparenze, però, la somiglianza con l’originale non è difficilmente
riscontrabile.
Kaine le si avvicina, si piega sulle ginocchia per
parlarle a quattr’occhi, sul letto.
- Io… non
so spiegarti. Sono… un fratello di Peter.
- Il tuo volto… è così simile al suo…. hai…
qualcosa di morbosamente attraente… hai la bellezza di Peter, la sua grazia… ma
nascondi qualcosa di oscuro, inquietante… sei un misto tra Peter… e lui – dice,
riferendosi a Kraven, ma non osando pronunciare il suo nome.
- Non capisco… perché sei qui?
- Mi conosci?
- Sì, è una storia troppo lunga… io… ero dentro Ben Reilly – osa rivelarle, ma
la ragazza fatica comunque a comprendere.
- Adesso capisco… quando parlava al plurale… quando confabulava in maniera
strana con Peter…
Tutto ciò sfida persino il suo fragile raziocinio. Non per questo, però, si
sente meno attratta da lui. E così, si sporge e lo
bacia, memore dei bei momenti con Reilly e del suo amore per il Ragno.
- Kaine, vieni via! Subito! – ordina perentoria la psichiatra.
Il Ragno si scosta spaventato e seccato dalla prigioniera, la squadra con
circospezione e la saluta con uno sguardo. Sarah è evidentemente delusa, su
tutti i fronti, ma rimane ferma e non cerca di raggiungerlo.
- Perché mi hai richiamato a quel modo?
- Stavate eseguendo una… procedura illecita.
- Capisco, ma… non è solo questo, vero?
La Kafka si volta per andarsene via, ma Kaine la ferma con un braccio.
- Ashley, te lo chiedo per l’ultima volta… perché Sarah Finn è qui?
- Sei sicuro di volerlo sapere? E’ una verità che ha rischiato di far impazzire
anche i tuoi fratelli genetici…
A quell’avvertimento, i peli del clone si rizzano. Ma, seguendo la politica dell’Uomo Ragno, ci scherza su,
però con un’espressione totalmente seria.
- E’ la mia figlia malvagia venuta dal futuro?
- Purtroppo no – continua la dottoressa, appartatasi in un angolo - Sarah Finn,
in realtà… è il Camaleonte.
Colpito da un fulmine, Kaine sarebbe stato meno attonito.
- Stai scherzando?
- No, purtroppo. Ho avuto la tua stessa reazione quando l’ho scoperto. Avrei dovuto dirtelo subito…
- Già… oh mio dio, se ripenso a… oddio, no – continua a ripetere, pensando ai
momenti intimi con lei e al fresco bacio.
- Ti comprendo. Se vuoi sapere altro, dovrai
chiedere a Peter. Ho già detto troppo…
- Aspetta, ma… come ha fatto a trasformarsi così… totalmente? E adesso perché rimane così e non torna com’era?
- Ha sviluppato i suoi poteri e si è fossilizzato su questa nuova personalità.
Per evitare scherzi, le abbiamo iniettato un siero a
base di botulino che gli paralizza i muscoli responsabili dei suoi… mutamenti.
- Cavolo… sto morendo dalla curiosità di sapere tutto…
La Kafka sorride, ma non ha intenzione di dargli soddisfazione.
I dubbi e le curiosità di Kaine vengono soddisfatti da
una telefonata a Peter Parker. Un po’ gli è costato fare il primo passo, ma è
stata una conversazione appagante, ha saputo quel che voleva sui suoi fratelli
e… su Sarah. E’ rimasto scioccato per alcuni
particolari, ma il tempo rimuoverà i ricordi spiacevoli.
- Com’è andata la festa[8]? – chiede qualche giorno
dopo il clone alla Kafka, riferendosi alla cena indetta da Peter in occasione
della vittoria di alcuni premi scientifici.
- Bene. Ogni tanto mi fa bene frequentare gente normale, lo
confesso.
- Avete… parlato di me, nella serata?
- Sì, Peter mi ha chiesto se avessi tue notizie. Gli ho riferito che va tutto
bene, che stai ancora qui da noi. Del resto, come sai,
da quando sua moglie è tornata a New York, ha sospeso qualsiasi seduta.
- Quindi è vero che adesso è sereno. Buon per lui.
Brooklyn, qualche tempo dopo…
Edward Brock è tornato da pochi giorni in libertà vigilata. E’ nel suo nuovo
appartamento concessogli dal governo per un mese: in questo lasso
di tempo dovrà trovare un lavoro per poterne pagare l’affitto e per
mantenersi.
Stavolta sente che è una situazione definitiva, dal momento che non è più
legato al simbionte alieno che lo rendeva Venom.
Grazie all’Uomo Ragno, è stato costretto a trovarsi faccia a faccia con la
creatura e a rifiutare di riunirsi ad essa[9]… e questo non può che
essere positivo. A quest’ora Peter dovrebbe essere
ritornato nel suo corpo, pensa preoccupato, sempre che il piano non sia fallito, e sempre che non sia stato Goblin a prendermi per
i fondelli…
Non può rimanere con questo dubbio lancinante. Alza la cornetta e compone un
numero. Gli risponde una voce anziana.
- Casa Parker? C’è Peter?
- Sì, chi lo desidera?
- Un suo vecchio amico…
- Glielo passo subito… Peter!!!
Eddie
aspetta in linea. Sente Anna Watson confabulare con il ragazzo.
- Sì?
- E’ il momento della verità… ciao, Peter… sono
Eddie Brock.
- Eddie! Dove sei?
- A casa… a te com’è andata?
- Be’, è stata un’esperienza traumatica, ma… adesso è tutto a posto! Non so
davvero come ringraziarti, ti sono debitore, senza di te…
- Ma no, figurati, vedrai che saprai ricambiarmi il favore – sottolinea
con il tono - Volevo solo assicurarmi che fosse andato tutto liscio.
- Sì, grazie della premura… quindi anche a te tutto bene…
- Sì, almeno rispetto ai miei soliti standard…
- Bene. Mi fa piacere che le cose tra noi si siano…
chiarite, in un certo senso.
- Peter, so che non potrai dimenticare del tutto il male che ti ho fatto, ma…
davvero, forse quando mi licenziarono per quella storia del Mangiapeccati
impazzii… caddi in depressione e scaricai la responsabilità su di te, ma… se
non fosse stato per il simbiota, avrebbero dovuto riconsacrare una certa
chiesa…
- Lo so, una delle poche opere di bene che quell’essere
ha fatto, insieme a quella di salvarmi ieri… però immagino anche quanto abbia
influenzato negativamente la tua personalità…
- Sì, ha accentuato in maniera disumana i miei rancori, i miei impulsi più
bassi… adesso mi sento più sereno, come un tossicodipendente uscito da anni di
disintossicazione.
- E’ sempre una soddisfazione sentire un… criminale, diciamo, che torna
riabilitato in società. Stammi bene, Eddie, e… cerca di lasciarti alle spalle tutto il passato, fa’ finta che questi siano i
primi giorni della tua vita.
- Ci proverò. Arrisentirci, Peter…
Non sa quanto sia stato sincero il Ragno. Di sicuro,
sa che non è tranquillo dal momento che conosce il suo segreto. E, probabilmente, non crede neanche alla storia che è stato
il simbionte a mandarlo fuori strada, ma poco importa. L’importante è essere
qui, adesso. Ciò che gli manca di più dell’alieno, in realtà, sono le comodità.
Quella di non avere la necessità di lavarsi o di comprare
vestiti. Era fantastico alzarsi al mattino, già
fresco e pronto per andare in giro. E poi… la sicurezza che dava,
di essere immune alle malattie, per esempio… ma ci farà il callo presto.
Adesso ha due obiettivi davanti: trovare un lavoro e capire come sfruttare i
suoi poteri ragneschi.
Per il secondo ha già in mente qualcosa, e per questo si sta incamminando verso
la merceria più vicina…
Ravencroft Asylum.
Kaine si è incaricato di controllare personalmente che tutti i pazienti fossero
al loro posto. E’ uno spettacolo che lo fa rabbrividire ogni volta, che
contemporaneamente lo convince a mantenersi sano e pulito, per non fare quella
fine. Vede lo Spaventapasseri, orribilmente deformato da Ghost in modo da
rendergli impossibile la locomozione … il Camaleonte, su cui preferisce
glissare lo sguardo… la folle coppia di Sinistrorso e Destrorso, risvegliatasi
“male” da un coma… e ci sono anche il folle Signore della Vendetta, Corona, Styx, Stone, il Silenziatore, Pyromania, Gale, Webber, e chi
più ne ha più ne metta. Per fortuna, ogni tanto,
qualcuno si riabilita completamente, come è successo a
Shriek, Carrion, l’Uomo Lupo, la Locusta, Vermin, Nocturna e gli altri mostri creati da Zemo.
Ed egli stesso, in un certo senso.
Ma… c’è qualcosa che non va! Il rumore di una porta
blindata che non avrebbe dovuto esserci! Il suo capriccioso senso di ragno lo
avverte di girarsi… solo per trovarsi alle spalle il letale Styx.
Com’è possibile? Ha potere solo sui tessuti organici, ricorda, guardando la grossa
serratura chimicamente corrotta.
Quasi ad aver letto i suoi pensieri, il cancro ambulante
spiega:
- Con tempo e pazienza, anche il metallo cede sotto il mio tocco – gli brillano
gli occhi, a questa nuova scoperta.
Kaine vorrebbe saltargli addosso, ma sa cosa
significherebbe toccarlo senza protezione. Così, ad istinto, si espone,
emettendo un denso spaghetto di tela per accecare il fuggitivo. Dopo uno
smarrimento di un paio di secondi, Styx tocca la
tela, facendola sublimare immediatamente.
- E così tu sei l’Uomo Ragno… - deduce, in maniera quasi del tutto erronea.
- Sono un suo amico, ma non per questo mi devi temere di meno – lo minaccia
Kaine.
Nessuno dei due si muove, finché Styx non si volta e
prende a correre. Ovviamente i responsabili della sicurezza hanno evidenziato
la violazione, così Shriek e i suoi colleghi si stanno già precipitando
incontro al criminale… purtroppo per loro senza protezioni particolari.
- Ce ne avete messo di tempo per arrivare, eh? –
scherza il Ragno, che rincorre a sua volta Styx,
colpito in pieno da una raffica sonica di Frances Barren.
- Voi… non potete ferirmi… sono la morte che cammina… - rantola il criminale,
rialzandosi e riprendendo la sua fuga platealmente, agitandosi e minacciando di
toccare fatalmente i guardiani, loro malgrado fermati da questo. Nel frattempo,
armato di fucile ad aria compressa, è sopraggiunto anche Malcolm McBride… che rabbrividisce,
ascoltando le parole di Styx, e guardandolo.
Carrion, gli ricorda. E tutto il male che ha seminato
nei suoi panni. Ci sono voluti anni di terapia per
superare il trauma, non ha alcuna voglia di ricascarci. Allora perché la
sua arma trema?
Tutte queste esitazioni permettono a Styx di arrivare
nella sala comandi dell’istituto…
- Fermatelo! – urla Edward Whelan, troppo tardi. Smanettando freneticamente con
i pannelli, riesce a danneggiare i sistemi di sicurezza, con conseguenze
imprevedibili.
Kaine capisce che la situazione può degenerare e fa dietro front, lasciando che
altri si occupino di rinchiudere Styx – in fondo
Shriek ha poteri empatici e potrà facilmente sedarlo, una volta concentratasi.
Tornato nell’area detentiva, il Ragno si rende conto insieme agli
altri che Pyromania ha approfittato dei guasti e
della confusione per fuggire. Il folle pirocinetico
non perde tempo in chiacchiere e scatena subito una fiammata verso coloro che
lo vogliono catturare.
- Attenti! – grida Kaine, evitando di essere bruciato grazie al senso di ragno.
- Andiamo a prendere le tute ignifughe – avvisano gli
altri, lasciando il clone solo.
Bene…questo potrebbe mettere a ferro e a fuoco tutto il manicomio,
immagina, per trovare il coraggio di gettarsi tra le fiamme.
- Dove credi di andare?! – gli urla Pyromania, cercando di colpirlo. Ma
i riflessi dell’uomo-ragno sono molto più veloci di lui, e Kaine non lesina la
sua forza nel colpire in pieno volto il criminale, mettendolo ko.
- Ahi – si lamenta, essendosi scottato alla mano.
Nel giro di un paio di minuti, la crisi viene risolta.
Il piromane è di nuovo rinchiuso in una stanza completamente a prova di fuoco,
mentre Styx viene
infagottato in una camicia di forza di materiale sintetico al 100%.
- Non si può mai stare tranquilli… così avremo sempre meno fondi – si lamenta
la direttrice dell’istituto.
- Si sa che i… supercriminali riescono sempre a fuggire – cerca di consolarla
Kaine.
- Sì, lo so, però… noi siamo a corto di personale. Una
dozzina di persone per tenere a bada il doppio dei pazienti. Io e
Frances cerchiamo di riabilitarli, ma spesso sembra
quasi impossibile, nonostante gli anni di terapia.
- Se sei riuscita a salvare Shriek dalla sua malattia, ce la puoi fare con
tutti.
- Grazie, Kaine…
- Ashley – devia la conversazione - scusa la sfacciataggine, ma… perché non
posso lavorare qui? Penso che renderei
bene, l’ho appena dimostrato…
- Non ne dubito, ma non potrei mai ufficializzare il tuo incarico, come
immagini… e questo istituto ha sempre problemi di
finanziamenti e permessi, abbiamo sempre il fiato sul collo. Se dovessi
rimanere in pianta stabile qui… la cosa prima o poi
verrebbe a galla. Mi capisci, vero?
- Certo.
- Mi sarebbe piaciuto, se può consolarti.
Un tantino deluso, Kaine torna nella sua cella. Stasera ha intenzione di andare
ancora a volteggiare.
A New York.
Sente che deve farlo. Sarà il suo bizzarro sesto senso?
Brooklyn.
Gli ci sono volute ore ed ore… le sue mani sono
bucherellate come groviere, i suoi occhi sono
affaticati e la sua pazienza è finita. Tutto questo lavoro, però, è servito a
cucire in maniera decente il suo primo, vero costume: la tenuta nera dell’Uomo
Ragno, a cui il simbionte si ispirò per creare Venom.
E’ l’identità più adatta a lui, che desidera essere un tetro vigilante, più che
uno sfavillante supereroe. Gli eroi hanno una diversa concezione di giustizia
dalla sua.
Se lo sta provando addosso, con una certa soddisfazione,
quando il telefono squilla, per la prima volta.
Chi sarà mai? Il giudice? La polizia?, inizia ad
inquietarsi, ma alza subito la cornetta per togliersi l’agitazione.
- Il signor Brock? – chiede una voce maschile giovanile.
- Sì?
- Sono Paul Hamilton, direttore del New York
Express. Vorrei farle una proposta, le interessa?
- Dica… cosa vuole questo??
- Abbiamo saputo del suo recente rilascio e ci chiedevamo due cose. Primo, se
le va di rilasciarci un’intervista esclusiva sui suoi anni come Venom…
- Senta, io… - cerca di tagliar corto Eddie, infastidito che venga
rinvangato il suo passato.
- Aspetti, mi lasci finire. Oltre all’intervista, ci piacerebbe che lei
lavorasse per noi. Se sfoglia qualsiasi giornale, oggigiorno,
ci devono essere delle pagine dedicate ai supereroi. Sarebbe ridicolo
ignorarli, no? Lei è ormai navigato nell’ambiente
metaumano e a noi serve esattamente un cronista esperto in materia. Ci sembra
perfetto, come capirà, vista anche la sua esperienza in campo giornalistico.
- Io… sa, vorrei pensarci…
- La richiamerò domani e mi comunicherà le sue
decisioni per entrambe le questioni, ok? Ci sentiamo, Brock.
- Va bene…
Interrotta la comunicazione, Brock rimane con la mano incollata al telefono, a
dir poco stupito.
Posso tornare a lavorare? Non posso credere che sia vero… poi gli viene
il dubbio che lo vogliano solo perché è stato Venom, e
non perché hanno fiducia nelle sue capacità di reporter. Ma
non può non accettare: ha bisogno di un lavoro… e, in particolare, di
dimostrare di saper fare questo lavoro, dopo il fallimento con il
Mangiapeccati. Dimostrerà a tutti ciò di cui è capace!
Ma adesso ciò che più gli preme è… esordire come nuovo Uomo Ragno!!
Chissà come mi chiameranno i giornali… si chiede Eddie, mentre con
discrezione salta dal tetto del suo palazzo. Se le autorità mi scoprissero… non oso immaginare…
Era abituato ad emettere tela organica nei panni di Venom, ma allora la riserva
sembrava inesauribile. Adesso che avverte la fastidiosa
sensazione del filamento setoso che fuoriesce dal dorso della sua mano, si
chiede se la produzione di tela possa indebolire il suo organismo. Al
diavolo, adesso goditi la tua prima volta in questi panni…
Ricordava
più piacevoli i volteggi. Forse perché un tempo il
simbionte lo riparava dal freddo che adesso gli sta penetrando nelle ossa,
chissà. Rimuove ogni pensiero dalla mente e si lascia trascinare dall’istinto e
dalle correnti, sorvolando isolati su isolati, quartieri su quartieri, senza
nemmeno accorgersene, scrutando gli abitanti della città, così piccoli e
lontani.
- Ciao, Ragno – lo ferma una voce potente e sensuale allo stesso tempo. Eddie
scende di colpo sul tetto più vicino, si volta e scopre che chi ha pronunciato
quelle parole è altrettanto sensuale.
La Gatta Nera.
Oh, no… che faccio?
- Mi aspettavo di incontrarti presto, dopo l’altra volta… ma a volte la
Grande Mela rimane fedele al suo appellativo…
Per chi mi ha scambiato? Incredibile… a ‘sta tizia ho
rotto il naso, una volta! Forse pensa che io sia Peter Parker?, si chiede confuso. Per ora starà al gioco.
- Hai… ragione – risponde con un tono più afono e anonimo possibile – il mondo
non è piccolo come dicono…
- Già… hai mai pensato a me in questi giorni?
Eddie deglutisce.
- Io abbastanza… non so perché – continua Felicia Hardy, ormai vicinissima a
lui.
- Da…. davvero? Mi… fa… piacere…
Ormai le mani artigliate di lei sono sul suo petto, i loro volti vicini.
- Cosa… facevi in giro? – cerca di cambiare atmosfera il Ragno.
- La solita ronda… - risponde impassibilmente la donna, sfilandogli la parte
inferiore della maschera dal collo.
Il senso di ragno non scatta,
si tranquillizza Eddie.
Ricomincia ad agitarsi quando le labbra di lei
sfiorano le sue, in un gesto quasi infantile.
Oh mamma! A caval
donato, non si guarda in bocca… si fa altro!, si convince, approfittando
della situazione.
Tornare a Manhattan dopo molti giorni significa molto per Kaine. A Westchester,
riesce ad accantonare i pensieri sui suoi fratelli, ed è riuscito ad
esorcizzare la torbida immagine della Gatta Nera che lo baciava. Ha macinato
chilometri su chilometri, tanto da farlo preoccupare sulla possibilità di
tornare al Ravencroft, dopo una simile sfacchinata. Ma
c’è qualcosa che lo guida, un vecchio retaggio della sua facoltà di
premonizione… e dopo pochi minuti dall’arrivo in città capisce perché.
Non è possibile!,
trasecola Kaine, cadendo impacciato su un palazzo. Ad una ventina di metri da
lui… la Gatta Nera sta baciando un altro Ragno Nero!
- Ehi! – urla durante un balzo di numerosi metri.
Felicia ed Eddie si staccano e si voltano spaventati.
- Ma cosa… - si chiede la Gatta, arretrando perplessa da entrambi.
- Felicia… questo è un impostore! – urla Kaine, indicando l’altro Ragno Nero.
Ops, pensa
semplicemente Brock.
- Qui c’è qualcuno di troppo – dice una cosa ovvia la Hardy. Non vista, affonda i suoi artigli in un comignolo dietro di lei.
Si sente umiliata e raggirata. – Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo?
- Non lo so, Gatta – cerca di capire Kaine - so soltanto che ci siamo
incontrati un paio di settimane fa. Non so chi sia questo.
- Forse è meglio che tolgo il disturbo… - prova ad andare via Eddie, ma viene
fermato da una ragnatela del suo omologo.
- Non ho ancora iniziato con te… e in quanto a noi due, Felicia… penso tu debba
sapere chi sono.
- A questo punto voglio sapere chi siete entrambi!- si altera la Gatta Nera.
- Io… - sta per smascherarsi Kaine, ma si ferma, abbassando la voce - … è
inutile, non capiresti guardandomi. Ma sono… Kaine.
Avrai sentito parlare di me.
L’espressione di Felicia è eloquentemente spaventata e delusa.
- Kaine? – ha ascoltato Eddie Brock – Ho sentito
parlare di te durante un… vecchio processo a Peter Parker!
- Fatti gli affari tuoi! – grida il clone.
- E tu… chi saresti? – si rivolge la donna al
vigilante che ha appena baciato.
- Non sono tenuto a dirvelo…
- Ah, no? – risponde Kaine, saltandogli addosso e sfilandogli la maschera con
violenza. Un pugno lo scaraventa lontano, ma ormai il danno è
fatto.
- No… Eddie Brock – lo riconosce, sempre più delusa, la Gatta Nera, che si
volta e lancia una fune verso il tetto adiacente.
- No, aspetta! – le intima Kaine.
Felicia Hardy fa finta di non ascoltarlo, saltando come un’ossessa verso casa.
E intanto comincia a piovere.
- Questa è violazione della privacy! – si altera Brock, rimettendosi la
maschera.
- Me ne frego!
- Che c’è, sei invaghito di quella… non farmi usare termini volgari!
- Da quando sei diventato un gentiluomo!?
- Non trattarmi come se mi conoscessi!
E’ vero, lui non sa che io so più di quanto possa immaginare, fa mente
locale Kaine.
- La Gatta è una questione secondaria… il problema è che entrambi vogliamo
essere l’Uomo Ragno nero…
- E si sa che di solito c’è posto solo per uno.
- Già, Brock. Ma solo a giudicare dal costume si direbbe che spetta a me questa identità, no?
- Cos’hai da ridire?
- Il mio sembra molto più raffinato… e, al momento, anche impermeabile rispetto
al tuo.
Eddie nota infatti l’acqua che inizia ad inzupparlo e
che invece quella che scorre via dal corpo del suo opponente, tanto da
riflettere la fioca luce della luna (quel poco che filtra dalle nuvole) e dei
lampioni.[10]
- Non mi sembra un buon motivo per stabilire chi dei due debba andare in giro
così…
- Infatti… forse preferisci combattere, alla vecchia maniera?
La risposta non arriva a parole. I due Ragni neri iniziano a prendersi a pugni,
lanciandosi da un lato all’altro del tetto, fragorosamente, con il rischio di
cadere.
- Non
hai un altro posto dove andare a giocare al supereroe?! – si lamenta Kaine.
- Io? In effetti mi piacerebbe andare a San Francisco[11]…
- Come? Anche tu?!
- In che senso? – evita di essere colpito Brock.
- Anche a me piacerebbe andare lì[12], in alternativa
alla Grande Mela… ma forse è meglio che ci vai tu – non manca il bersaglio il
clone.
A terra, l’ex Venom si rialza dolorante.
- Ci siamo sfogati, bene. Adesso parliamo seriamente… non ti conosco, ma
so che hai ucciso della gente. Anch’io ho fatto cose
orribili in passato. Se tu, come me, vuoi essere un uomo-ragno per riscattarti…
non vedo perché dovremmo cambiare strada.
- Uno dei due dovrebbe andarsene o cambiare costume.
- Dove sta scritto? Non ho mai letto uno statuto dei supereroi – scherza Eddie.
Kaine tace un momento e riflette.
- Hai… hai ragione, maledizione. Spero comunque di non
incontrarti più – saluta “delicatamente” il clone.
Brock vorrebbe replicare, ma capisce di essere in un
mezzo pasticcio e sta zitto e fermo. Forse è meglio se torno a casa…,
pensa, ridendo sotto i baffi per la divertente serata. Purtroppo non ha avuto
occasione di salvare nessuno. L’avrà ancora? Vorrà ancora indossare questa
calzamaglia?
Kaine
sa benissimo dove abita la Gatta, per questo l’ha lasciata andare prima. Ma ha ancora voglia di chiarire la situazione.
Qualche minuto e si piazza su una finestra di casa Hardy, picchiettandoci
sopra. Le nuvole si sono diradate e la luce lunare investe discretamente
l’interno del lussuoso appartamento. Il Ragno vede, sul fondo della stanza, una
sagoma femminile.
- Posso entrare? – urla, con la bocca incollata al
vetro. La donna continua a guardarlo silenziosamente.
Chi
tace acconsente.
- Felicia – comincia Kaine, dopo aver aperto forzatamente la finestra ed essere
entrato – capisco che tu sia scossa, delusa… ma non mi sembra il caso di fare
così.
La Gatta guarda per terra e non gli risponde,
seduta a qualche metro da lui, coperta da un’elegante vestaglia color
panna.
- Così come? Non c’è nessun legame fra di noi! Ci
siamo solo baciati una volta e, credimi, per me non significa niente.
- Dici? Non sapevi che sotto quel costume ci fosse Venom, eppure…
- Non mi sento obbligata a darti nessuna spiegazione.
Sei pregato di andartene.
- Non finché non avrò avuto una spiegazione soddisfacente. Sia l’altra volta
sia oggi… l’attrazione tra di noi è palpabile. Dio
solo sa quanto ho bisogno di una donna come te.
- Viva la sincerità…
- Non intendo in quel senso.
- Kaine… da quel che so… sei un serial killer!
- Lo ero, come tu eri una ladra.
- C’è una bella differenza. Non credo di essere pronta
ad avviare una relazione con un Peter Parker… pluriomicida,
tra l’altro. E neanche tu dovresti, se non vuoi essere la semplice copia
carbone di Peter.
Kaine avvampa, ferito da quell’affermazione così
veritiera.
- Hai ragione. Tolgo il disturbo –
dice soltanto, prima di flettere i muscoli e lanciarsi nel vuoto.
Quel bastardo mi attrae da matti, ma non posso stare con lui, si
rammarica Felicia, coricandosi. Chissà se riuscirà a dormire.
I servizi del Ravencroft non sono esattamente il
massimo per certi sfoghi, considerate anche le telecamere a circuito chiuso,
si rammarica anche Kaine, deluso da come siano andate le cose con Felicia. Ma non ha intenzione di desistere: sa di esercitare una
certa attrazione su di lei… e intende sfruttarla al massimo. Che
gliene importa se ha avuto già una relazione con Peter? Non è certo colpa sua
se la Gatta Nera è così sexy.
Mentre pensieri poco decorosi affollano la sua mente,
una donna gli appare davanti. E’ Frances Barren.
La sua pelle è così bianca, sembra una bambola di porcellana. Eppure ha un’aura oscura che la circonda, e responsabile non
è solo la rigogliosa chioma nera.
- Salve, Frances… - la saluta, soprappensiero.
- Bentornato, Kaine… come va? Ti sento… turbato.
- Io? Ho… avuto problemi con una persona.
- Una donna, immagino…
- Già – risponde a monosillabi il clone, imbarazzato.
- Sai, Kaine… sei un nostro ospite da settimane e, nonostante questo, la nostra
conoscenza reciproca è alquanto superficiale…
- Ashley non vuole mettervi in pericolo, se si scoprisse che sono qui andreste
nei guai anche voi – giustifica il Ragno.
- Noi sappiamo comunque che sei qui… ma questo non ti
impedisce di scambiare quattro chiacchiere con me… conosci i miei poteri
empatici, e immaginerai quanto possano essere di sollievo, in certe situazioni…
L’ex pluriomicida gli si è praticamente incollata
addosso, cogliendo completamente alla sprovvista l’arrampicamuri.
Avverte un’affinità con questa donna: entrambi sono in
cerca di redenzione, entrambi hanno le mani sporche di sangue di innocenti.
Perché no?,
si chiede Kaine, lasciandosi andare, qualche minuto dopo, nelle asettiche
lenzuola del letto di Frances.
Note
Questa storia si dipana in un lungo arco temporale, che va da “L’Uomo Ragno”#25
al #29.
Così, sfidando un po’ le tradizionali regole narrative, coesistono due Ragni
Neri! Perché rinunciare ad uno dei due, in fondo?
“Perché potevi anche non dare a Eddie Brock i suoi
poteri”, mi dirà qualcuno, al che replico “Mi sarebbe stato difficile risolvere
la saga ‘Viceversa’ su UR!”… lo ammetto, i miei
personaggi potrebbero rivolgersi ad Amnesty International per come ne faccio uso e abuso…
#5 – UNA GIORNATA QUALUNQUE
starring
MADAME WEB e LA REGINA RAGNO
Moonbucks.
La
veggente Cassandra Webb è seduta ad un tavolino di questo locale con due sue
nuove amiche, Annah Brentford e Susan Manning. Sono due giovani clienti che, dopo la ripresa
definitiva dell’attività di medium di Madame Web,
hanno legato molto con lei, in una celata dipendenza dai suoi consigli e dai
suoi vaticini.
- Oggi hai qualche appuntamento? – chiede la bionda Susan.
- No, fortunatamente no… anche se le mie tariffe sono le più basse di New York, posso permettermi di riposare qualche giorno alla
settimana…
- Buongiorno, cosa vi porto? – s’introduce una cameriera, che porta sul petto
un cartellino con su scritto “Lara”.
- Due caffè e un tè con dei pasticcini, grazie – risponde Cassandra, squadrando
la bella ragazza.
Allontanatisi, Annah si accorge della strana espressione della sua insolita
amica.
- Cosa c’è, Cassandra?
- Quella ragazza trasuda felicità, mi acceca con le
sue emozioni… è felice, ha un uomo speciale accanto, e lo ama[13].
- Beata lei… - sospira Susan.
- A proposito di fortune… vorresti spiegarci – sorseggia il caffè la bionda –
come fai ad essere così giovane? Sembri la nostra sorella maggiore, cavolo, e
invece sei nata negli anni… trenta, se non erro…
- Già – arrossisce Cassandra - E’ una
storia a dir poco complicata… è stato un casuale cocktail medico e… mistico a
rendermi così. Non saprei come
spiegarvelo. Ma penso di essermelo meritato: ho
passato un’intera vita al buio, paralizzata, schiava di macchine che mi
mantenevano in vita…
- Tutto questo ti rende ancora più affascinante… - la guarda rapita Annah,
prima che Susan cambi discorso.
- Ah, senti, come va con tua nipote? Hai detto che non la sentivi da un po’…
- E’ vero, l’andazzo continua ad essere questo… è che quella ragazza ha uno
stile di vita che non riesco proprio a digerire…
- Non ci hai ancora detto niente di lei… come si chiama o che lavoro fa…
- Annah, se ve lo dicessi dovrei uccidervi poi –
scherza Cassandra, strizzando un occhio.
Le donne scoppiano a ridere.
Altrove, poco tempo fa…
Siamo nello stravagante studio di un certo cartomante Orpheus, circondato da
molti suoi colleghi dagli pseudonimi altrettanto esotici quanto ridicoli.
- Allora ci hai fatto venire per parlare di Madame Web? – chiede una donna dai
tratti gitani.
- Esatto, Medea. Quella donna ci sta rubando tutta la
clientela, lo sapete meglio di me.
- E cosa potremmo fare, secondo te? Quella strega è una mutante, è ovvio che
sia più affidabile di noi… normali sensitivi.
- Per chi lo è tra noi, Kim. Ma
questo non vuol dire che dobbiamo tutti perdere il lavoro, a prescindere dai
nostri talenti…
- L’altro fatto è che ha certe tariffe che nessuno ha il coraggio di mettere…
- Ascoltate: se vi ho convocati è per un motivo molto serio. Dovremmo
fare una… colletta molto speciale.
- Di che parli?
- L’unico modo per sbarazzarci della Webb… è assoldare un sicario.
Tutti i chiromanti ammutoliscono. Poi sorridono.
Casa Webb.
Le fa bene ogni tanto frequentare qualcuno e potersi rilassare. Nelle prime
settimane in cui ha riacquistato l’uso delle gambe ha
sempre avuto l’irrefrenabile impulso di fare lunghe camminate e di stare sempre
in piedi, ma ultimamente ha rivalutato la comodità di un sano divano e di un
telecomando.
Concentrata nel seguire per la prima volta, inorridita, una puntata de “I Simpson”, Cassandra non sa se ritenere una seccatura o un sollievo il suono del campanello di casa.
Ma chi può essere? Non ho
appuntamenti, si chiede
perplessa. Focalizza le sue percezioni extrasensoriali verso la porta
d’ingresso, ma non avverte pericoli, così non teme di aprire.
- Sì? – chiede, ad una donna molto strana. Ad un primo impatto sembrerebbe una
sua coetanea, ma un’occhiata più attenta dà l’idea di
una donna che inganna il tempo con tutti i trucchi possibili, a partire dalla
posticcia e fluente chioma bruna, per finire al foulard che le avvolge il
collo, probabilmente segnato dalle rughe.
- La signora Webb? Mi chiamo Sharon Bateson, posso
entrare? – chiede audacemente.
- Io… veramente non ricevo nessuno di venerdì… e neanche di sabato…
- Oh, mi dispiace, manco da molto in città. Però
ho sentito parlare tanto bene di lei, e allora non ho potuto fare a meno di
venire…
- Va bene, si accomodi… - si arrende Cassandra, accompagnandola nel suo studio.
Una volta sedute….
- Allora, cosa desidera? Un consulto, una previsione…?
- Non saprei esattamente. Più che altro… vorrei una
conferma da parte sua.
- Su…?
- E’ vero che lei è nata nel 1932?
Madame Web vorrebbe alzare gli occhi al cielo, ma
evita per non essere maleducata.
- Ebbene sì.
- Ma è… prodigioso! Posso sapere come…
- E’ stata una pura casualità, se potessi le rivelerei la formula magica… ma
non c’è.
- Un vero peccato…
Prima che Cassandra possa chiedere se volesse sapere
solo questo, Sharon continua imperterrita, guardandosi intorno.
- Vive in una casa così grande da sola?
- Sì, perché?
- Sono arrivata da poco a New York, gliel’ho detto? E
non ho ancora trovato alloggio… non è che per caso le andrebbe di affittarmi
una camera?
- Dice sul serio? – chiede con occhi strabuzzati la medium.
- Perché no?
Cassandra si concentra ulteriormente sulle sue ESP. Per ora la donna le
trasmette sensazioni di sincerità e buone intenzioni, insieme ad una punta di invidia per la sua condizione giovanile e
qualche segreto più o meno innocente. Niente di grave, comunque,
perlomeno a una scansione così veloce e superficiale.
- Se proprio insiste… un’entrata in più non dispiace mai. Le faccio vedere la
camera libera.
- Sono sicura che mi piacerà. Tra poco torno al deposito bagagli della
stazione, così porto tutto qui e le do l’anticipo per i primi mesi…
- Lei non perde tempo, eh?
Nel giro di poche ore, la vispa Sharon Bateson ha già sistemato le sue cose in
una camera al piano superiore della villetta in stile vittoriano.
- Serve qualcosa? – chiede gentilmente Cassandra, entrando nella stanza. La sua
strana coinquilina è seduta sul suo nuovo letto, intenta a lavorare su un
notebook.
- No, grazie – solleva lo sguardo Sharon.
- Beata lei che riesce a usare quelle diavolerie
moderne… posso chiederle a cosa lavora?
- Certo… è un contributo ad un libro di antropologia… parla dell’importanza
degli animali nelle varie culture e della loro funzione simbolica. Il saggio si
chiamerà Totem, infatti. Lei, per esempio… ha quel ragno enorme, sul
petto della sua… divisa.
- Oh, mi faccio chiamare Madame Web solo per l’assonanza con il cognome…
- Il fatto stesso di indossare quel vestito la rende un potenziale totem, lo
sa?
- Teoria interessante… comunque puoi chiamarmi per
nome, dal momento che convivremo.
- Grazie, Cassandra. Conosci l’Uomo Ragno, vero?
- Meglio di quanto pensi.
- Bene… non vedo miglior tramite di lui tra la specie umana e gli
aracnidi. Magari, poi, se vuoi, da’ un’occhiata a
questa stesura e mi dici che ne pensi, visto che parlo proprio di questo…
- Volentieri…
Di colpo, però, la veggente ha un cedimento, e si piega sulle ginocchia.
- Cassandra – si allarma Sharon, lasciando il computer e accorrendo a
sostenerla.
- Non… è niente…
- Scherzi? Devi aver avuto un calo di pressione o…
- No, no… è una delle mie… solite visioni… - si siede stordita Madame Web.
- Visioni? Allora le hai davvero?
- Certo – rischia di offendersi la medium, nonostante
lo stato confusionale.
- E com’era? Bella o brutta?
- Qualcuno verrà ad uccidermi. Tu che dici?
- Oh, ma è… terribile!
Un destino beffardo vuole che, in quei momenti, la stanza si oscuri
improvvisamente, a causa di un losco figuro che si è appollaiato sul davanzale
della finestra.
- Chi è!? – urla spaventata Sharon.
- E’… l’Avvoltoio, credo!!
Il criminale dà un calcio tra i battenti, forzando l’apertura della finestra.
- Sono qui per conto di qualcuno, Madame Web… qualcuno che vuole sapere come fa
ad essere così giovane, nonostante quello che attestano
i suoi documenti – dice, come se avesse imparato a memoria la battuta.
- Possibile che alla gente non interessi altro di me!? – si lamenta ad alta
voce la veggente.
Vorrebbe attaccarlo psichicamente, ma da quando sta inconsciamente aiutando sua
nipote a tenere a bada il Re delle Ombre, le sue facoltà mentali sono in netto
calo, soprattutto quelle di offesa.
Celere, l’antropologa infila una mano nella sua valigia e fruga, estraendone
un’arma.
- Fermo o sparo! – minaccia Sharon, con una strana pistola in pugno.
- Sharon, no… il signore sta per andarsene, vero? – gli
intima Cassandra, che è sopravvissuta al Fenomeno. O
quasi.
- Non senza il suo segreto, signora Webb!
A quel punto, Sharon Kane spara. E si rivela essere la
vecchia Regina Ragno, quando dalla canna non parte un proiettile ma uno spesso
intreccio di ragnatela, che colpisce Adrian Toomes tra gli occhi.
- Ehi! Questa roba… sei un’amica del maledetto Ragno!? – grida indispettito il
criminale, cercando disperatamente di strappare la sostanza dalla sua faccia.
Ha appena dovuto chiedere un nuovo esoscheletro, dopo l’incontro con l’odiato arrampicamuri[14]…
- Non conosco personalmente l’Uomo Ragno, mi dispiace – ironizza la studiosa,
correndo innaturalmente verso l’Avvoltoio e sferrandogli un calcio nell’addome.
- Ehi! – cade Toomes, ma un battito d’ali lo riporta al piano, permettendogli
di irrompere una volta per tutte nell’abitazione.
- Fermo, Avvoltoio – ordina Madame Web, con le mani alle tempie. Sta compiendo
un grosso sforzo per usare i suoi poteri telepatici.
- Cosa… mi stai… facendo… - lamenta Adrian, chiudendo gli occhi per la violenza
psichica.
- Torna dai tuoi mandanti… e riferisci… questo – gli dice, impiantandogli nella
memoria ciò per cui era venuto. In fondo, rivelare
l’esistenza della Riunione della Cinque e della fallita panacea di Peter Parker
non comprometterà nessuno, dal momento che entrambi sono
inutilizzabili e non replicabili.
- Avrei… tanta voglia di malmenarti, indovina dei miei stivali… ma ho saputo
quel che volevo. Addio – plana via l’Avvoltoio.
Qualche secondo di silenzio, e poi…
- Complimenti, sei stata coraggiosa…
- Grazie, ma ho affrontato di peggio…
- Cosa voleva davvero? Era lui che…
- No, non è lui l’uomo della visione. L’Avvoltoio lavora per una certa… Confraternita degli Eterni, stanno
indagando su tutti i metodi di ringiovanimento miracoloso. Ma ho carpito pochi
frammenti incompleti di un quadro più generale…
- Interessante… sono stata anni all’estero ma ho seguito le vicissitudini di
personaggi come l’Avvoltoio o Octopus, sai, per le mie
ricerche… e ricordavo fosse abbastanza vecchio…
- Anche lui sembra essersi sottoposto a qualche trattamento speciale… scusami,
ma adesso devo distendermi…
- Fa’ come se non ci fossi, non preoccuparti – la congeda la Regina Ragno. Devo
saperne di più su quest’organizzazione, si ripropone, chiudendosi in camera.
Quartier generale della Confraternita degli Eterni.
- Spero ci sia da fidarsi di questi dati… impiantati – si augura un membro
dell’organizzazione.
- Se così fosse, queste due altre fonti andrebbero scartate, insieme al
siero di Fury e alla terapia di Octopus… - fa mente locale un suo collega.
- Meglio così. Sempre che tutte le informazioni in nostro possesso siano veritiere… Toomes, hai fatto un discreto lavoro,
nonostante l’intervento dell’Uomo Ragno abbia fatto perdere tempo e denaro
inutili per riparare la tua apparecchiatura.
- Me ne dispiace molto.
- Dicono che Madame Web sia un’ESPer… - ricorda un
Eterno – pensi che abbia sottratto qualche informazione dalla tua mente?
- Io… non saprei.
- Questa non ci vorrebbe. C’era qualcuno con lei?
- Sì… una vecchia arzilla che mi ha sparato contro una ragnatela!
- Arzilla, dici?
- Sì, sa, di quelle che vanno in palestra a sessant’anni
e spendono milioni in lifting – manda audacemente una frecciatina l’Avvoltoio
ai suoi capi.
- Puoi andare, Toomes. Hai fatto il tuo dovere, ora tocca a noi – sorride furbescamente
un altro Eterno, con mille loschi pensieri per la testa.
Casa Webb.
Cassandra è distesa sul suo letto, attanagliata da una forte cefalea
e da mille dubbi. Deve avvisare l’Uomo Ragno dell’esistenza di questa
misteriosa società segreta? O dovrebbe avvisare sua
nipote? Cosa le nasconde Sharon Bateson? Dove aveva preso quella pistola? Chi vuole ucciderla?
La risposta all’ultima domanda arriva dopo poche ore,
quando il fragore di una finestra rotta al piano inferiore la strappa ad un
sonno profondo ed inquieto.
- Ma cosa… - si solleva a fatica, stordita.
- Madame Web! – urla una voce imponente e virile, da lontano.
La porta della camera viene subito aperta da Sharon,
già armata della sua strana pistola.
- Cassandra! – sussurra – Me ne occupo io?!
- Aspetta – si infila le scarpe la veggente, mentre sente dei passi pesanti
percorrere le scale.
Quando arriva alla porta, accanto alla Regina Ragno, l’ignoto intruso le si para davanti agli occhi.
E lo riconosce.
- E’ lui, il mio assassino! – dice all’orecchio di Sharon, la quale punta
minacciosa il suo lanciaragnatele.
- Madame Web… addio – sentenzia l’inquietante uomo. E’ un mastodonte coperto da
un cappuccio viola, in tinta con un paio di drappeggiati calzoni, seminudo per
gran parte del busto e delle braccia – ad esclusione di
alcuni bracciali borchiati di cuoio. Ad aumentare il
timore che incute, è specialmente un’enorme ascia che tiene con le sue grosse
mani.
- Non ti muovere! – intima la Regina Ragno, ma il sicario si fa una grassa
risata, il viso all’ombra.
- Vecchia, pensi di poter fermare il Carnefice!? – si pavoneggia, tranciando in
due un armadietto del corridoio con un gesto.
In altri tempi, il mercenario sarebbe arrivato su un disco antigravitazionale,
e la sua ascia sarebbe stata elettrificata. Ma erano i
tempi in cui gente come Norman Osborn
lo finanziava. Adesso è un semplice libero professionista che si guadagna da
vivere e che non può permettersi certi lussi tecnologici.
Le due donne anziane girano i tacchi e corrono via, verso la fine del corridoio:
purtroppo per loro, un vicolo cieco; ma riescono a chiudersi nel bagno.
- Che facciamo!? Saltiamo dalla finestra? – consiglia la
Regina Ragno.
- Sei impazzita?!
- E’ l’unico modo! – cerca di convincere Madame Web, quando l’ascia del
Carnefice ha già squartato la porta.
Sharon usa la sua latente forza ragnesca per
afferrare Cassandra e trascinarla accanto al gabinetto, vicino alla finestra.
Sale sul davanzale con la donna saldamente ancorata a sé, ma il sicario ha già
irrotto nella stanza e sta caricando contro di loro.
- Ah! – urla la veggente, quando Sharon si butta giù e si attacca al muro con i
suoi inaspettati poteri. Ma sembra fare molta fatica.
- Ce la fai!? – si informa Madame Web, sospesa nel
vuoto.
- Non lo so… sono vecchia…
La pesante ascia si conficca sul davanzale sopra di loro, e lo spavento fa
cadere entrambe le donne durante la discesa della Regina Ragno. Doloranti,
Sharon e Cassandra prendono lo stesso a correre lontano, a ragione: il
Carnefice si è lanciato indenne dal primo piano e vuole rincorrerle.
- Non mi scapperete! – urla.
- Forse ha ragione – ansima l’antropologa. Ha usato le sue facoltà aracnidi
atrofizzate, il suo cuore è sotto sforzo… e nonostante tutti gli accorgimenti,
la sua età è quella anagrafica.
- Non ti lascio così – cerca di rassicurarla Cassandra, facendola poggiare a
sé. In fondo il suo corpo è da trentenne… o quarantenne, le pare adesso per la
stanchezza.
Provvidenziali, arrivano delle volanti, che rispondono
all’autorità di Codice Blu, lo speciale corpo di polizia specializzato in metaumani. Alcuni agenti scendono minacciosi dai veicoli,
puntando armi pesanti contro il Carnefice.
- Mani in alto! – urla qualcuno, come nei film.
Il criminale non accenna a fermarsi, così sono tutti
costretti a sparargli.
Crivellato di proiettili anestetici, il Carnefice fa qualche
passo prima di cedere all’effetto dei narcotizzanti.
- No… bastardi… la mia carriera… - geme, prima di crollare a terra esanime.
- I vostri vicini avevano segnalato la presenza di un individuo a dir poco sospetto
nella zona – spiega un agente il motivo della loro improvvisa apparizione.
- In effetti non è stato molto discreto… grazie ancora, senza di voi…
- Non si preoccupi, signora Webb. Prima o poi ci
restituirà il favore con qualche dritta, no?
Cassandra è sollevata dalla fiducia che gli stanno mostrando i pubblici
ufficiali in questo momento. Che finalmente abbiano imparato a fidarsi delle
percezioni extrasensoriali?
Una volta in casa, stremate sul letto, Madame Web e la Regina Ragno fanno il
punto della situazione delle ultime ore.
- Chissà quanto spenderò per riparare i danni – si lamenta Cassandra.
- Ma hai almeno scoperto cosa voleva quel Carnefice?
- Ho ascoltato qualche suo pensiero… sono stati i miei colleghi invidiosi a
mandarlo da me.
- Scherzi? Il mondo degenera sempre di più…
- Già, e non posso nemmeno denunciarli… spero che dopo questo buco nell’acqua
tornino in loro…
- Ma è sempre così movimentata la tua giornata? – scherza Sharon.
- Non sempre, ma capita ogni tanto… se vuoi fai ancora in tempo ad andartene.
- No, no, io un tempo ero abituata a tanta azione,
anche se adesso…
- Ti va di raccontarmi qualcosa di te? Sappi che potrei carpirtela con la
forza, ma non sono il tipo…
- Davvero? Non sei solo veggente?
- Qualcosa di più…
- Inquietante… ma mai quanto la mia storia… mio marito era un chimico
bravissimo e aveva sviluppato in laboratorio, con il
mio aiuto, una ragnatela sintetica. Venne ucciso dai
russi per ottenere questa scoperta, e questo dannato paese non fece niente per
impedire alle spie l’omicidio. Impazzii dal dolore e, affinando la sua
scoperta, divenni… la Regina Ragno, e mi alleai con l’Asse, solo perché erano
nemici dei Russi. Ho scontato molti anni in galera per questo… tradimento.
- Scusa la franchezza, ma non è stato molto intelligente e sensato, da parte
tua… - ridacchia la veggente.
- Non me ne parlare… poi finalmente mi hanno liberato e sono riuscita a fuggire
da questo paese che odio… ho iniziato a viaggiare e a studiare, ho iniziato ad
appassionarmi sempre più all’antropologia, anche perché ero una parente del
famoso Gregory Bateson[15]. Devi sapere che in Perù, vicino un posto chiamato Iquitos, c’è la cosiddetta
Foresta della Pioggia, nei dintorni della quale vive un popolo, per così dire, incivilizzato… da quelle parti c’è un vero e proprio culto
di divinità aracnidi, soprattutto perché una mistura di piante medicinali e
veleni di ragno locali conferisce facoltà ragnesche agli esseri umani…
- Vuoi dire che ti sei sottoposta a quelle sostanze?
- Esattamente… ecco perché mi vedi più tonica e arzilla di una normale mia
coetanea.
- Conosco una Donna Ragno che ha avuto i suoi poteri praticamente allo stesso
modo…
- Ne ho sentito parlare, credo di aver conosciuto i suoi genitori, miei
colleghi[16]…
comunque tutta la mia ricerca antropologica è partita da lì, e mi ha portato in
Messico[17], in Africa… dappertutto.
- Con che soldi sei riuscita a pagarti tutti questi viaggi?
- Preferiresti non saperlo, credimi.
- Oddio… mi chiedo se non ho fatto un grande errore accettandoti in casa mia –
confessa a cuore aperto Cassandra.
- Noi abbiamo in comune molte cose, mia casa signora Webb… e imparerai ad
apprezzarle, col tempo.
- Lo spero tanto – si augura Madame Web, tornando a riposare nella sua camera.
Note
La Regina Ragno è tornata
in continuity su “L’Uomo Ragno”#26. Il Carnefice è uno sgherro di Norman Osborn inventato da Kurt Busiek sulle pagine di “Untold tales of Spider-man”.
#6 – BAD COMPANY
starring IL
RAGNO ROSSO
San
Francisco. Casa Reilly.
Janine Godbe ha
appena rivelato a Ben Reilly l'esistenza di un loro figlio.
- Un...
bambino? Com'è possibile? E dov'è?!
-
Lasciami spiegare. Abbiamo passato settimane bellissime, qualche anno fa...
ricordi? Poi Kaine tornò nelle nostre vite, finché entrambi non ci costituimmo[18]. Poco
dopo, seppi della tua morte per mano di Goblin... naturalmente
stetti malissimo per giorni, a dir poco. Finché non
scoprii di essere incinta, un paio di mesi dopo. E
l'unico padre... potevi essere tu. Tutto coincideva.
Ben
sente palpitare il cuore in maniera irregolare e pulsare le vene con vigore
pericoloso. Ed Helen, la sua compagna, inizia ad
agitarsi seriamente. Il racconto di Elisabeth
continua.
- Ma
non c'era niente da fare... io ero in carcere, in
attesa che il processo si concludesse... conosci i tempi giudiziari. Avrei
potuto avere l'ergastolo. E tu eri morto. Non potevo
tenerlo... così, dopo il parto, dovetti affidarlo... a quest'ora
non so da chi sarà stato adottato.
Un
improvviso mutismo colpisce Ben. Un figlio...
- Scusatemi se sono venuta qui a sconvolgere la
vostra vita, ma… pensavo fosse giusto dirvelo.
- No, Janine… hai fatto bene a parlarmene, io… devo ritrovarlo!
- No, Ben! E’ proprio quello che non volevo…da quel che vedo, tu ed Helen vi state ricostruendo una vita da soli… e dovete continuare a
farlo!
- Lo faremo… ma io devo trovare mio figlio!
- E’ impossibile, sai quanto sono severe le leggi sull’adozione! Nessuno
ti permetterà di vederlo!
- Chiacchiere. Sono un poliziotto, adesso, e questo mi farà accedere
a banche dati che normalmente non potrei visionare. E non
dimenticare… che sono il Ragno Rosso. E non ho porte chiuse davanti a
me, con quell’identità.
- Scusatemi – dice Helen, alzandosi e andando di fretta nell’altra stanza.
- Oddio… Ben, penso non mi vedrai più. Non volevo rovinarti la vita, scusami…
- Non preoccuparti di questo…
- Adesso tolgo il disturbo – dice sbrigativa, alzandosi e raccogliendo la sua
borsa – rimarrò in… zona, per così dire, ma mi farò viva io.
- Come, non mi lasci un recapito o…
- Preferisco così. Ciao Ben… arrivederci Helen – la saluta, dopo averla
ritrovata pensierosa nell’ingresso. La ragazza la saluta con un cenno, mentre
Ben apre la porta alla sua ex, facendole promettere di farsi sentire presto.
- Allora… come ci regoliamo? – chiede perentorio il clone di
Gwen Stacy, una volta sola con il suo partner.
- In che senso?
- Sai in che senso. Non voglio assolutamente fare la parte della gelosa…
ma nemmeno quella della cornuta o del terzo incomodo…
- Helen, scherzi, io…
- Non scherzo… l’amore della tua vita si è ripresentato alla tua porta,
rivelandoti che avete avuto un figlio… anche se mi amassi
alla follia, e so che non mi ami tanto, le tue certezze dovrebbero vacillare.
- Ok, hai ragione, ma non devi essere così pessimista riguardo il nostro
rapporto – la rassicura, abbracciandola.
- Rifletti su quello che vuoi davvero, Ben – gli sussurra all’orecchio la
ragazza – Adesso devo andare a trovarmi un lavoro…
- In bocca al lupo…
Poco dopo, Ben si siede sconsolato sul divano. Tanto per cambiare, la sua vita
sta ripiombando nel caos. Prende il giornale accanto a sé e comincia a leggere
per l’ennesima volta l’articolo sullo scontro che ha avuto con il Nightshift,
il cui autore non conosce… ma la foto dell’episodio è stata scattata dalla sua
ennesima ex, Jessica Carradine. Ci mancava solo lei… rischio di restare
invischiato in un quadrato sentimentale… no, io voglio bene ad
Helen… è con lei che voglio stare, si ripete Ben, scorrendo ancora con gli
occhi il pezzo su di lui. Le parole del giornalista non sono
accusatorie, anzi, sembrano quasi esprimere sollievo per l’arrivo di un supereroe
in città. Immagino che questo giornalista sia un sostenitore dei
vigilanti... del resto dallo scioglimento dei Vendicatori della Costa Ovest e
di Force Works, da queste parti si sentiva la mancanza di una presenza supereroica
consistente, soprattutto dopo tutto quello che è
successo quest'estate... per fortuna a Los Angeles ci
sono di nuovo i WCA e Capitan Marvel!
Poi una consapevolezza lo coglie: Jessica non sa che lui è a Frisco… ma, se dovesse scoprirlo, non farebbe fatica a
capire che lui e il Ragno Rosso sono la stessa persona! Grande
demone celeste, sii magnanimo… prega.
In una base segreta, da qualche parte negli Stati Uniti…
Carolyn Trainer, la dottoressa Octopus, è sparita
dalle scene metaumane da parecchi mesi, tenendosi sul chi vive. Non per questo ha rotto i
contatti con i suoi colleghi… be’, a parte Otto Octavius, che l’ha ripudiata come sua allieva, forse per
non alimentare i sospetti sulla sua improvvisa e incredibile redenzione. Non
l’ha presa molto bene, ma è andata avanti,
consolandosi con il Grande Programmatore – anche se non ha l’hardware
necessario per far girare a piena potenza l’intelligenza artificiale modellata
sulla psiche di Otto. In compenso, ha conquistato la fiducia della potente Stunner, dopo il suo risveglio dal coma… e adesso sa
esattamente come mettere a frutto i suoi contatti.
Il Ragno Rosso è riapparso a San Francisco, dopo anni di assenza…
e non è forse il suo maggiore nemico? Ripensa con orgoglio alla cospirazione
organizzata da lei stessa con il Programmatore che portò allo screditamento
dell’eroe… può il Ragno osare tornare alla luce del sole impunemente, senza che
lei intervenga? No. Per questo alza subito il telefono e chiama una sua
collaboratrice.
- Pronto? – risponde una voce di donna, pur poco femminile.
- Elaine, sono Carolyn…
hai voglia di fare un viaggio in California?
- Per far che?
- Per conquistare un territorio relativamente vergine per noi villains. E per pestare a morte il Ragno Rosso.
- Oh… allora vengo molto volentieri…
- Bene, ti chiamo dopo per i dettagli…
Pochi minuti dopo, alla base torna una donna robusta, dopo la sua solita
giornata di lavoro in una videoteca.
- Ciao, Carol! Novità?
- Oh, sì, Angelina… ascolta…
E così, la dottoressa Octopus spiega il suo piano.
- Tu vieni con me, vero? – chiede alla donna, alla fine del discorso.
- Sì, va bene…
Angelina Brancale acconsente, ma non è profondamente
convinta delle sue parole. Gli ultimi mesi sono stati una
vera bolgia… aveva deciso di sacrificare la propria vita per far
risorgere il suo amato Otto Octavius, finendo in
coma. Aveva avuto bisogno qualche mese per riprendersi,
evidentemente a riportare in vita Octopus erano state, soprattutto, le
energie vitali dei sacerdoti della Mano. Al suo risveglio, si era ritrovata con
una ventina di chili in meno (mai abbastanza, non riesce ancora ad accettarsi)
a causa della lunga degenza e, ancora più importante, Carolyn
Trainer al suo capezzale. La dottoressa Octopus le ha rivelato di essersi presa
cura di lei in quei mesi e le ha riferito dell’inaspettato cambio di barricata
da parte di Octopus. “Gli ho parlato, e mi ha detto
che non vuole saperne più niente né di me né di te, che vuole tagliare i ponti
con il suo losco passato”, le aveva riferito. E le ha creduto, rimanendo al suo fianco, anche nella
speranza di poter tornare ad essere Stunner. E adesso…
Palace Hotel, qualche tempo dopo.
Ken Ellis è appena arrivato in città,
avendo appena il tempo di sistemarsi… è entusiasta del suo nuovo incarico.
Certo, gli dispiace di aver abbandonato così impunemente Jameson
e colleghi, ma è rimasto non poco lusingato dalle parole del direttore del San Francisco Herald, che hanno
solleticato il suo ego spingendolo a trasferirsi, per il momento, sull’altra costa.
E’ stato chiamato a tempo di record perché è il cronista più ferrato sul Ragno
Rosso… nonché suo battezzatore… per un’inchiesta
esclusiva sull’ambiguo eroe.
Ciò che spera è di essere apprezzato per quello
che vale… sono anni che Robertson lo censura o lo
frena, in un modo o nell’altro… adesso ha la possibilità di esprimersi… se le
sue aspettative dovessero essere confermate, potrebbe decidere di rimanere in
pianta stabile in città. Questa possibilità lo eccita a tal punto che non ha
perso tempo a sistemare sul letto della camera tutti i
suoi appunti per il suo scoop più importante.
Adesso Ken ha davanti a sé, su un grande
tavolo, tutto il materiale che è riuscito a recuperare sull'Uomo Ragno e sul
Ragno Rosso nel corso degli anni, compresi stampati dell’enciclopedia ragnesca multimediale realizzata da Peter Parker… guarda
caso. Non possono mancare notizie dettagliate proprio su Peter. Non è
passato molto tempo da quando si è convinto che lui e l’Uomo Ragno siano la
stessa persona… ma Robbie Robertson ha sabotato qualsiasi sua iniziativa in merito[19]. Adesso, grazie a questo
nuovo incarico, vuole riprovare a tentare lo scoop del secolo.
Prende un grande foglio e con una penna lo divide in
tre parti. In ogni colonna inserisce gli avvenimenti più significativi
per ognuno dei tre personaggi, per cercare indizi e analogie.
Quando
completa il suo lavoro scrupoloso, dà un'occhiata
generale... e tutto gli è ancora più chiaro.
Per
anni c'erano solo l'Uomo Ragno e Peter Parker.
Quasi
tre anni fa, Ben Reilly arriva a New York e con lui, il Ragno Rosso.
Peter
Parker si trasferisce a Portland, dove viene avvistato
l'Uomo Ragno. Intanto, a New York prima continua ad imperversare il Ragno
Rosso, poi appare un Uomo Ragno con un nuovo costume. Tutto
mentre Ben Reilly è in città. (Questo è l’episodio che ha confermato la
sua teoria).
Poco
dopo il ritorno di Peter nella Grande Mela, Ben apparentemente muore... e
l'Uomo Ragno torna ad avere il classico costume.
Ben
Reilly viene rilasciato da Norman
Osborn... e riappaiono prima il nuovo Uomo Ragno
(avvistato insieme a quello classico), poi il Ragno Rosso.
Ben si
trasferisce a San Francisco... e lì viene avvistato il
Ragno Rosso.
Tutto
ha ancora più senso... e viene suffragato da tutti gli
episodi e le testimonianze inequivocabili che ha raccolto.
Il
Premio Pulitzer è alle porte: ha le prove che Peter
Parker è l'Uomo Ragno e che Ben Reilly è il Ragno Rosso e il secondo Uomo
Ragno.
Stazione
di polizia di Richmond.
Ben Reilly
cerca di fare al meglio il suo lavoro, non gli va di deludere Robert O’Hara, che gli ha accordato tanta fiducia nell’accettarlo
alla stazione. Più che altro, però, si butta a capofitto nel
lavoro per non pensare a Janine e a suo figlio. La rossa non si è fatta
più viva e non sa dove trovarla. Ha tentato di cercare qualcosa su famiglie
adottive e simili… ma sente sempre il fiato dei suoi superiori sul collo, oltre
al fatto di non avere ancora accesso a informazioni
riservate.
- Reilly, che stai facendo? – gli compare alle spalle il tenente Scott, mentre
sta smanettando con un terminale. Per fortuna, il senso di ragno lo ha
avvertito in tempo per chiudere le finestre incriminate.
- Io…? Stavo finendo il rapporto sul furto d’auto di ieri… - mente.
- Bravo, sei ligio al dovere… ma adesso salta in groppa alla tua moto, tu e
Harris dovete fare un salto al Caffè degli Artisti, sembra ci sia una rissa in
corso…
- Ok, vado subito – si alza il Ragno, dirigendosi
verso il suo collega Steve.
Come sempre, è meglio distrarsi con una bella zuffa… rischio di impazzire se
penso a mio figlio, scrolla la testa, mentre indossa il suo casco.
Redazione
del San Francisco Herald.
E’ uno dei più importanti giornali della California, gremito di ottimi
giornalisti. Forse adesso se n’è aggiunto uno allo staff.
- Salve a tutti – esordisce Ken Ellis,
ma sono tutti presi dal proprio lavoro.
Christian Michael, il
caporedattore, lo riconosce subito e si fionda da lui,
salutandolo e appoggiandogli un braccio sulla spalla.
- Vi presento il vostro nuovo collega! -
grida, attirando l’attenzione di tutti.
I minuti successivi sono dedicati alle presentazioni. Mentre Ken sta poggiando i suoi effetti personali sulla propria
scrivania, una mora gli si avvicina.
- Salve, signor Ellis… sono felice che lei lavori
qui… - esordisce.
- Tu… sei la Carradine?! – la riconosce piacevolmente sorpreso.
- Mi conosce?
- E’ una vera fortuna che tu lavori qua, Jessica! – entra subito in confidenza.
- Perché?
- Sei la fotografa più esperta circa l’Uomo Ragno, dopo Peter Parker… e sei
l’ex fidanzata di Ben Reilly…
- E questo adesso che c’entra?
- Ho un grandissimo scoop tra le mani – rivela a bassa voce - conosco il
segreto del tuo ex!
- Hai
scoperto...
La
faccia di Jessica si fa preoccupata prima ancora che blocchi le sue parole in
gola.
- Cosa?
-
Niente... mi chiedevo quale segreto...
-
Parla! – la afferra Ken, con la sua
consueta discrezione - Tu sapevi, vero?
- Ellis! Non possiamo parlare esplicitamente dei segreti
altrui! – cerca di liquidarlo Jessica, voltandosi dall’altra
parte.
- Ma sei nel mondo della stampa... sapevi e non hai detto
niente?
- Non
so neanche di che stai parlando, Ken!
- Dalla
tua faccia immagino tu lo sappia, eccome. Dovevo
immaginarlo, visto che siete stati insieme...
La ragazza capisce che può solo salvare il salvabile: Ken
Ellis sa, e sa che lei sa.
- Per quanto attrito ci possa essere stato tra me e Ben e tra me e... l'Uomo Ragno... non potevo
rovinargli la vita. Né profanare la sua memoria, dopo
la sua apparente morte! E tu non farai niente!
- Mi
dispiace, Jessica, ma questo è lo scoop del secolo! Dimmi tutto quello che sai!
– le offre una sedia accanto a sé.
- Io
non so niente, e qualunque cosa tu sappia, devi
dimenticarla!
- Scordatelo… al massimo posso proteggere Peter Parker...
- Chi?
Suo cugino? Che c'entra?
- Oh...
non sai... allora lascia perdere, stiamo parlando di
cose diverse... – la liquida.
-
Parla!
- Non
posso… ma, tornando a Ben… l’hai sentito in questi giorni, vero?
- Io? No… non lo vedo da due anni, perché dovrei…
- Non sai che è in città?
Jessica si siede, confusa.
- Incredibile… allora forse è il caso che passi a salutarlo, non credi? – dice con tono avido Ken.
- Io…
- Jessica, lavoriamo insieme! Dobbiamo scoprire come ha ottenuto i
poteri... e dobbiamo scavare sul suo passato, soprattutto... quel ragazzo è un
mistero! E tu lo conosci già… ci stai?
La ragazza non sa cosa rispondere. Provvidenzialmente, il caporedattore si
precipita da loro, interrompendo la loro scottante
conversazione. In mano, brandisce qualcosa di molto simile a
un fax.
- Ragazzi, questo annuncio è una bomba!
- Di che si tratta? – chiede Jessica, sollevata.
- Qualcuno vuole incontrare il Ragno Rosso… vi voglio sul posto!
- Va bene…
- Mi raccomando, state attenti… con quei metaumani
non si può mai sapere… - lascia il foglio sulla scrivania di Ellis, che prontamente legge.
”Ragno Rosso, sono una tua vecchia amica. Incontriamoci domani al tramonto nel
Golden Gate Park. Non mancare.”
- Aveva ragione il capo, è una bomba… - ha gli occhi sgranati Ken.
- E questa tizia ha pagato un’intera pagina del giornale per questo
annuncio?! Dev’essere ricca sfondata –
immagina la ragazza, chiedendosi di chi si tratti.
Entrambi non vedono l’ora che arrivi la sera
successiva.
Casa Reilly, la mattina seguente.
- Ma chi metterebbe un annuncio del genere per me!? – si chiede Ben, con il
quotidiano fra le mani.
- Se non lo sai tu… - sembra divertirsi la sua ragazza, quasi dimentica delle
rivelazioni di pochi giorni prima.
- Ma lo sai qual è il vero problema? Che domani sono
di turno, a quell’ora! – lascia cadere il giornale
sconsolato.
- Ah ah! E non puoi neanche fartici mandare, visto
che non è nel tuo distretto…
- Già… dovrò inventarmi qualcosa. Non posso non
andarci, sia perché non so chi è coinvolto in questa storia… sia perché muoio
dalla curiosità, come mezza città.
- Appunto, ci saranno molti curiosi, quindi… sii prudente.
- Non preoccuparti – la bacia – piuttosto… potrebbe essere l’occasione per
usare il nuovo costume!
- Quel maledetto costume per cui ho ancora le dita
indolenzite? – lo canzona Helen.
- Proprio quello…
- E se non ti riconoscessero?
- Come altro definiresti un tizio con quella calzamaglia, se non… Ragno Rosso?
- Se lo dici tu… oh, è tardi, adesso devo andare! – si alza, dopo aver guardato
l’orologio.
- Va tutto bene alla videoteca?
- Per ora sì… anche se due volte su tre noleggiano film porno, e la cosa mi imbarazza alquanto…
- Non l’avrei mai detto, soprattutto dopo stanotte… - ride sotto i baffi Ben.
- Scemo – gli fa linguaccia e indossa un cappotto – ci vediamo dopo! – lo bacia
ancora, per poi chiudersi la porta dell’appartamento alle spalle.
Solo, Ben va nella sua camera, apre l’armadio e fruga nell’ultimo suo cassetto,
trovando il suo nuovo costume che aveva abbastanza nascosto.
Lo solleva per guardarlo ancora e gli piace: di fondo,
è come quello dell’Uomo Ragno, tutto rosso, ma senza ragnatele. Di diverso, c’è
un grosso ragno filiforme sul petto, che si ricongiunge con uno identico sulla
schiena; e il loro colore blu scuro viene ripreso
dalle dita e da qualche linea su braccia e gambe. Ma è decisamente
un ragno rosso.
Martha Franklin o Charlotte Witter non avrebbero
saputo fare di meglio, si compiace, ripensando alle Donne Ragno abituate a
inventarsi sempre nuovi costumi. Adesso viene la parte tragica… chiamare il
capitano e chiedergli se posso spostare il turno…
- Reilly, hai iniziato da poco e già fai richieste del genere? – inizia a
rimproverarlo il comandante della stazione, dopo la fatidica domanda.
- Signore, io… avete ragione, se non è possibile non fa niente… - cerca di
mettere una pezza e di pensare ad un’altra soluzione per andare all’incontro
senza perdere il lavoro.
- Umpf – sbuffa Paul Carson – se riesci a venire
entro un quarto d’ora, ti anticipo il turno… sempre che riesca a chiamare Jack Roberts e ad avvisarlo di non venire… ma solo per oggi! E la prossima volta voglio una giustificazione convincente!!
- Signore, non so come ringraziarla… vedrà che saprò ricompensarla – sfoggia un
po’ di captatio benevolentiae.
- Lo spero. Reilly, ci vediamo subito.
Come al solito, mi conviene prendere il Ragno express…
metto per l’ultima volta il vecchio costume, va’, decide, con una nota di
nostalgia e malinconia, tanto poi torno qui, prima di andare al parco, ed
inauguro quello nuovo!
Golden Gate Park, molte ore dopo…
Ci sono solo due agenti dell’FBSA di guardia, nella zona. La
California è passata solo
ultimamente ad un grado superiore di sensibilità superumana, dopo la
rifondazione dei Vendicatori della Costa Ovest. E la
sede locale dell’agenzia federale è a corto di personale, specialmente per ciò
che si potrebbe rivelare un falso allarme. Questo, però, non ha impedito alle
autorità di chiudere per la serata il parco a scopo precauzionale, dando adito a polemiche e dando motivo ai cittadini di odiare i
supereroi.
La luce sta scomparendo quasi del tutto, quando il Ragno Rosso atterra sulle
fronde dei primi alberi.
Allora è vero, non c’è anima viva qua dentro, oggi…
meglio così, non devo preoccuparmi dei civili, si dice, continuando a
salterellare per la vegetazione, guardandosi intorno con attenzione. Quando pensa di aver finalmente trovato qualcuno, si accorge
che si tratta solo di due uomini in divisa, armati con un grosso fucile di
strana natura. Il fruscio li fa volgere verso di lui.
- Ehi! – gli intima uno dei due.
- Sei tu il Ragno Rosso? – gli chiede l’altro.
- Non si vede?
- Chiunque tu sia, mitomane o meno… stai in guardia,
abbiamo avvistato delle presenze sospette e non autorizzate nell’area.
- Mitomane io? Non offendetemi, grazie! – inizia ad esibirsi in una coreografia
che solo un uomo-ragno potrebbe permettersi di fare.
- Ok, ok, ci hai convinti… ma sta’ attento ugualmente,
meno danni fai, meno probabilità hai di finire sulla nostra lista nera.
- Molto gentili! Ricordatevi di avvisare chi produce l’album di figurine dei
supereroi che ho cambiato costume! – si allontana
velocemente, prima che i due agenti possano replicare. Possono solo scuotere la
testa.
A molti metri da loro, intorno al parco, Jessica Carradine e Ken Ellis si stanno lamentando.
- Ci mancava solo questa… ci pensi se a New York
chiudessero una zona ogni volta che ci passa un tizio in costume? – fa
dell’ironia Ken.
- Hai ragione… speriamo di beccare qualcosa con il teleobiettivo… - aggiusta la
macchina fotografica sul treppiedi la ragazza.
- Io non ci conterei – rimane pessimista il reporter.
Pensieri del tutto sconnessi si affollano nella mente del Ragno Rosso, che
vagano dalla sua ragazza, a suo figlio, a Jessica Carradine e a Janine Godbe,
mentre vaga per l’immenso parco… finché…
- Oh, dottoressa Octopus! Che bella sorpresa! – fa
voltare di scatto la donna, che ha scorto nell’ombra, appollaiato sui rami di
un albero.
- Sei chi penso? – gli chiede
aggressiva.
- Certo, mia cara… è vietato cambiare look, forse? – rimane fermo l’arrampicamuri.
- Oh, no… in fondo ti capisco… la gente non ha un bel ricordo del vecchio Ragno
Rosso – lo punzecchia.
- Chissà di chi è la colpa…
- Io ti ho mandato in rovina, distruggendo la tua reputazione… - incede verso
di lui la donna.
- E l’hai fatto distruggendo la vita di un innocente![20]
- Cosa vuoi che sia? In compenso ho avuto una soddisfazione quale pochi
criminali possono vantare di aver avuto contro dei supereroi…
- Vantati pure, se questo ti fa stare meglio… ma sai meglio di me che hai
deluso tutti coloro che ti stavano intorno… dal vero
Octopus… a tuo padre!!
Non sa perché ha detto questo, ma quell’ultima parola
equivale ad un pugnale che si è conficcato da solo nella schiena.
Da quando è tornato in vita… quante volte ha pensato a quell’uomo?
Non ne ricorda occasione. Eppure… era stato il suo mentore, il suo padre
putativo… ed era stato barbaramente ucciso dagli scagnozzi di Norman Osborn, poco prima che quest’ultimo ammazzasse Ben
stesso. Non aveva avuto il tempo di piangerlo in terra… ma una
volta tornato, era di colpo diventato consapevole che la persona a cui
si era aggrappato per cinque anni, di cui si fidava ciecamente – e per cui
spesso era andato contro Peter Parker – era solo l’ennesima pedina di Goblin, e
che lo aveva ingannato. Per questo, probabilmente, ha rimosso Seward Trainer
dai suoi pensieri coscienti.
- Cosa ne vuoi sapere tu di mio padre?! – inizia ad attaccare
con violenza Carolyn.
- Tuo… tuo padre era un brav’uomo! – evita un paio di tentacoli il Ragno Rosso - E tu disonori la sua
memoria!
- Dici? Io ho sentito che se la faceva con Goblin… non era uno stinco di santo… evidentemente ho preso tutto da
lui!! – sferra l’ennesimo colpo la criminale.
- Non parlare in questo modo di Seward!! – la colpisce con un pugno Ben.
- Cosa c’era tra di voi? Eravate amici!?
Il Ragno Rosso non risponde, ma il suo silenzio è eloquente.
- Motivo in più per odiarti e desiderare la tua disfatta – deduce la criminale,
prima di allontanarsi e gridare – Ragazze… potete uscire!
Il senso di ragno di Ben pizzica poco prima che dall’ombra fuoriescano due
figure femminili che gli sono abbastanza note.
Stunner e Scorpia.
- Oh, chi manca? Kraven la Cacciatrice?!
- Fai poco lo spiritoso, aracnide… - cerca di zittirlo la dottoressa Octopus.
- Wow, finalmente qualcuno che conosce la biologia! A cosa devo
questa riunione?
- Una piccola coalizione per toglierti di mezzo e farci una reputazione –
spiega con voce poco femminile Elaine Colls.
- Non facevi forse parte dei Sinistri Sette? – le chiede sarcastico.
- Una volta, Ragno… adesso siamo in tre, ma siamo abbastanza per
ucciderti!
- Certo… ecco a voi le letali Suffragette!
- E’ vergognoso che tu faccia queste discriminazioni sessuali! – continua Scorpia, correndo verso di lui.
- Ma io lo dico perché considero le donne abbastanza sagge da non fare le
super-criminali! E, per la cronaca: questo complimento
non vi riguarda! – finisce di canzonarle, prima di fare una capriola
all’indietro.
Devo stare attento… se le sottovaluto non ne esco
vivo, pensa, mentre studia un modo per metterle tutte fuori gioco.
- Stunner, come sei silenziosa… è così tanto che non
ci vediamo!
Il costrutto virtuale non replica.
- Che ci fai con loro? Io pensavo che tu fossi solo stata manipolata! – incalza
Testa di tela.
- Pensavi male… Stunner fa
solo ciò che le va! – parla di sé in terza persona la donna nerboruta.
- Tu sei una brava ragazza e ne hai passate tante! Se
sei uscita dal coma… non dovresti buttar via così la
vita che ti è stata concessa!
- Tu sai troppe cose, Ragno!! – si insospettisce la
dottoressa Octopus.
- Non mi perdo mai “Il Bollettino dei Villains”,
cara!
Quasi gli passa la voglia di scherzare, quando Scorpia
apre il fuoco con una scarica energetica della sua coda, che evita a malapena.
- Attenta con quell’accendisigari!
– inizia a caricare contro di loro – C’è legno a volontà qua intorno!
- Chi se ne frega!
Nei minuti successivi, la situazione degenera a tal punto che il Ragno Rosso ha
bisogno di concentrarsi molto per non essere ferito dai contemporanei attacchi
delle tre avversarie, tanto che non riesce nemmeno a sdrammatizzare la situazione
come sua consuetudine. Ogni tanto le coalizioni
sono efficienti, constata con dolore, ma sono sopravvissuto ai Sinistri
Sei e non cadrò di fronte a queste tre pazze…o almeno lo spero…
Improvvisamente, però, un tentacolo di troppo lo colpisce al fianco,
facendolo crollare sulle sue ginocchia.
- Ragazze, un attimo di tregua…
- Ti piacerebbe – lo sbeffeggia Elaine.
Con la velocità che gli compete, il tessiragnatele
racimola le forze, salta sulla testa di Scorpia e la
usa come trampolino per lanciarsi sulla cima dell’albero più vicino.
- Codardo! – gli grida la dottoressa Octopus, i cui tentacoli non arrivano
all’aracnide.
- Tu che sei esperta di videogiochi, Carolyn, dovresti sapere che i combattimenti sono divisi in round –
ansima.
Il suo sesto senso lo avvisa di tuffarsi altrove, perché Scorpia
distrugge con un colpo di coda l’albero su cui si era rifugiato.
- Stunner… - tenta di nuovo di metterla in crisi -
ok, ti sei sfogata con me, ma… che ti ho fatto di male?! Non ho
niente contro di te!
- Io…
- Piuttosto, è stata Carolyn a trascinarti in
questo mondo!
- Mi ha dato la vita che volevo! – tenta di colpire l’aracnide, invano perché
la sua agilità è incomparabile.
- Davvero? Hai rischiato di morire per Octopus… e da quanto non ci parli?
- Lui non vuole vedermi!
- Ne sei sicura? Io ho conosciuto Otto, a New York… e lui non ha mai saputo che
tu fossi uscita dal coma!
- Dici… dici sul serio?!
- Sì… e pensa che la sua resurrezione sia dovuta solo
ai sacerdoti della Mano!
Stunner si volta verso la dottoressa Octopus.
- Angelina, non dargli ascolto…
La ragazza ha tanta di quella rabbia repressa… e Ben Reilly la sta incanalando
nella giusta direzione.
- Ecco perché non mi hai mai voluto far parlare con lui…
- Ma no, cosa vai a pensare?! – cerca di sviare il discorso Carolyn.
- Stunner… fidati di me: va’ a New York nei tuoi veri
panni… Octavius ti accoglierà a braccia aperte!
- Se scopro che mi hai mentito, Ragno… verrò personalmente a renderti
paraplegico – lo minaccia, mentre balza sulla sua
collega e la mette fuori gioco dopo un paio di pugni in faccia.
- Traditrice! – la apostrofa Scorpia, vedendo la
dottoressa priva di sensi.
- Stunner? – allude il Ragno Rosso, e la donna
capisce.
Elaine Colls non ha scampo.
- Grazie, Ragno Rosso… sempre che tu sia stato sincero.
- Ho davvero conosciuto a fondo Octavius nei mesi
scorsi – le stringe la mano.
- Spero per te che non mi rincontrerai – si dissolve, letteralmente.
Immediatamente dopo, arrivano i due agenti dell’FBSA e
si accorgono che due supercriminali ricercate sono inerme.
- Centrale, mandate due unità di detenzione, al Golden
Gate Park – mormora uno dei due in una ricetrasmittente.
- Grazie per questo bottino, Ragno Rosso, ma… - indica dietro di lui, dove c’è
il paesaggio è stato alquanto deturpato.
- Mi dispiace – agita le mani – non è colpa mia! Arrivederci, ragazzi! – tesse
una tela e va via, alquanto soddisfatto della serata.
Qualcuno
vede l’uomo-ragno volteggiare via e con un scatto
tenta di catturarne l’immagine.
- Wow! Speriamo che almeno questa vada bene!! – si augura Jessica.
- Già! Aveva… un costume diverso!
- Sì, ma… sono sicura che fosse lui… - lo guarda perdersi all’orizzonte,
stranita.
Finalmente, poi, arrivano due furgoni dell’FBSA che
entrano nel parco per catturare Octopus e Scorpia. E Ken Ellis non perde tempo per
lanciarsi sugli agenti dell’FBSA.
- Siamo del San Francisco Herald. Potreste darci qualche informazione su quanto
è avvenuto?
Il reporter viene allontanato malamente.
- State violando un emendamento di questo paese! – continua a lamentarsi,
mentre Jessica, irrazionalmente, se la ride sotto i baffi.
Note
Non chiedetemi notizie sulle protagoniste malvagie
di questo episodio, perché mi stanco ad elencare le
loro (poche) apparizioni J Riguardo il figlio ignoto di Ben Reilly, è chiaro che
l’ispirazione è sorta dalla serie americana “Spider-girl”.
Ma non aspettatevi quello che dovreste da questa
sottotrama… e non trattenete il fiato per Ken Ellis e Jessica! Vedrete che saprò gestire la situazione…
riguardo il nuovo costume, vi consiglio di cercare la
copertina di “Spider-girl” 52, perché mi sono
ispirato proprio al Ragno Rosso del futuro (non c’è niente di originale nei
miei lavori, lo so che lo state pensando…).
[1] V. “L’Uomo Ragno”#7.
[2] V. “L’Uomo Ragno”#15.
[3] V. “Quasar”#21.
[4] V. “Power Pack”#3.
[5] Nella raccolta “Charlotte Witter: la Donna Ragno”,
[6] V. “Devil”#9.
[7] V. “Venom” 37, Marvel Italia.
[8] Su “L’Uomo Ragno”#26.
[9] Tutti i riferimenti sono alla saga di “L’Uomo Ragno”#27-29.
[10] Questo perché è stato cucito da Ben Reilly con un tessuto speciale.
[11] Dove ha vissuto per un po’ insieme ad una comunità di senzatetto.
[12] Ovviamente perché ci abita Ben Reilly, sempre un’ossessione per Kaine, nel bene e nel male…
[13] Per averne la conferma, seguite “Quasar”!
[14] L’Avvoltoio è reduce da uno scontro con un falso arrampicamuri su “L’Uomo Ragno”#28.
[15] Mi perdoni il padre dell’antropologia moderna per questa citazione…
[17] Per ciò che viene rivelato su “Spiderette”#3? Chissà…
[18] In “Redenzione”, su L’Uomo Ragno DeLuxe 23-24.
[19] Vedi “L’ultima avventura dell’Uomo Ragno”, su L’Uomo Ragno DeLuxe 18/20.
[20] L’agente Joe Wade, suo malgrado costretto a impersonare il Ragno Rosso.